mercoledì 24 luglio 2019

Gin di Caleri, spirito libero dell’estate

Enrico Crivellari è un personaggio poliedrico del Delta e tra le sue imprese c’è la trasformazione del ginepro di Rosolina nella forma più british del buon bere sopra i 37 gradi, alcolici

Il ginepro e alcool di solito siamo abituati a vederli insieme nelle bottiglie di grappa che stanno sulle mensole dietro al bancone di qualche rifugio in montagna, è il classico fine pasto per menù generosi, proteici e calorici. Invece, il ginepro di cui vi voglio parlare in questo numero di Con i piedi per terra è quello che cresce, altrettanto spontaneo, a Rosolina Mare e più precisamente a Porto Caleri. Ovviamente un ginepro, che come quello montano, ha incontrato l’alcol per dare vita ad un delle bevande alcoliche famose oltremanica: il Gin. A questo punto posso capire un vostro giramento di testa, ma è lo stesso che mi ha portato a rintracciare l’autore di questa particolare produzione. Un gin polesano? Impossibile resistere alla curiosità di andare a cercare chi ha avuto un’idea tanto originale. Ed effettivamente Enrico Crivellari è conosciuto per essere una persona piuttosto originale, insieme alla compagna Silvana Marangon, si è buttato anima e corpo nella valorizzazione del ginepro e del gin.  Una produzione che grazie a loro ho scoperto essere italianissima, altro che leoni d’Oltremanica, e piuttosto antica. Le origini infatti vanno ricercate nel XVII secolo a Salerno presso la Scuola Medica Salernitana. La medicina del tempo, o meglio la ricerca, era in mano ai monaci che nei loro studioli preparavano elisir e ricette per il conforto alla vita. E il gin fu tra queste. Lo scopo era quello di ottenere una bevanda che trasmettesse le proprietà mediche del ginepro, per fare una medicina che fosse facilmente trasportabile e fruibile durante tutto l’anno. Evidentemente, però, era troppo buono per essere una medicina. Diventò poi il classico bicchierino per nonne e casalinghe inglesi disperate, un drink pomeridiano delle soap opera, e oggi, invece, è giustamente il distillato in più rapida ascesa tra gli spiriti dell’estate.


Allora Enrico Crivellari, da dove nasce quest’idea di un gin in Polesine?
“Tutto parte da lontano, dai tempi in cui frequentavo l’istituto alberghiero di Adria. Ho avuto la fortuna di avere due ottimi insegnanti, Nonnato e Passarella, e tra le cose che ho imparato c’era anche la storia del gin. Poi negli anni ho incontrato un esperto di scienze forestali che mi ha incuriosito con i suoi racconti sul ginepro e di due esperienze ne ho fatta, una che è anche un modo per valorizzare il nostro territorio”.
Quante persone ci sono dietro a questo progetto del Gin Polesano?
“Ho un bel gruppo di lavoro. Un grosso aiuto lo ho avuto da un gruppo di ragazzi di Rosolina che hanno capito subito l’originalità di questa iniziativa e l’irripetibilità dell’esperienza. Quindi è anche merito loro se sono riuscito a realizzare quello che avevo in mente. Un grazie a Marco Campagnolo direttore del giardino botanico di Caleri per i suoi preziosi consigli. E poi l’immancabile il supporto di Silvana Marangon con la quale divido la vita e l’attività. Insieme siamo sempre alla ricerca di migliorarci. Di fare al meglio quello che facciamo”.
i dice che il gusto del gin sia la “giusta via per il buonumore” ovviamente senza eccedere. Provi a descriverci il sapore quali sono le note che arrivano al palato?
“Il nostro gin ha dentro il mare, i profumi sono quelli della nostra terra. Il ginepro crescendo in prossimità del mare ha un singolare sapore dato dalla salsedine. Qui nel Delta il ginepro e autoctono. E’ resistente all’aridità, cresce in forme strane, ha bisogno di molta luce, sopporta siccità e alte temperature. Ha una foglia aghiforme e coriacea che riflette i raggi solari. Fa parte delle piante aromatiche e produce resine e oli essenziali.  Si usa in cucina con la cacciagione. Le bacche che usiamo per la produzione sono solo quelle di ginepro maschio, la femmina non le produce, profumatissime quando sono di colere bluviola”.
La preparazione come avviene e dove?
Noi produciamo un gin di eccellenza. Si tratta di un “compound”. Praticamente solo le bacche vengono immerse in infusione in alcol d’orzo di straordinaria qualità. Il gin in questo modo è estratto a freddo, non attraverso il classico alambicco, e mantiene intatta la bacca. Ad occuparsene sono i laboratori dell’azienda Mistico Speziale di Reggio Emilia”.
“Prima di colazione non bevo mai nulla di più forte del gin” – diceva William Claude Fields – il Gin di Caleri, invece, quando e come va bevuto?
“Eviterei la mattina, ma è perfetto come aperitivo o come drink. Accompagnato con due diversi tipi di acqua tonica è perfetto quando è essenziale, perché vengono valorizzati gli ingredienti di qualità usati per la produzione. Per il come, invece, esistono dei bicchieri, dei tumbler che ho trovato ad un mercatino dell’antiquariato. Probabilmente facevano parte della dotazione di bordo della Marina Militare e appena li ho visti ho pensato fossero ideali. E poi è un omaggio a mio padre che tuttora lavora nell’attività di famiglia e che da giovane è stato sottufficiale proprio in Marina ma soprattutto un palombaro.
Lei ha fama di essere un “personaggio” da queste parti. Un collezionista, un appassionato di motori, ma anche un inventore e un grande amante del mare. Ha qualcosa che le frulla per la testa?
“Ho in mente di realizzare una moto speciale e farla recapitare a un divo americano molto conosciuto che ama le moto. Non se lo vedremo girare da queste parti. Il mare è davvero una mia grande passione: quasi tutti i giorni alle sei di sera vado a farmi una nuotata di un paio d’ore. Così mi vengono le idee. La prossima è davvero visionaria ma ci riuscirò. Per ora non rivelo nulla ma ha che fare con il casco di un palombaro”.
Di:

Alessandra Capato

Alessandra Capato, nata a Donada ( RO) ha vissuto e lavorato prima a Roma e poi a Milano. Ha iniziato in Rai con Enzo Biagi, poi ha lavorato al Corriere della Sera. La sua passione sono i deserti ha viaggiato in quasi tutto il mondo e ha incontrato persone che hanno arricchito la sua conoscenza è cambiato la sua vita.