Quante volte ho visto e frequentato questi luoghi, poi li vedi in un filmato e ti innamori ancora di più.
domenica 29 dicembre 2019
giovedì 26 dicembre 2019
176 Momenti di Delta
Foto di: Patrizia Boscolo, Antonio Dimer Manzolli, Vanni Bellettato, Marco Valente, Bruno Biscuolo, Rossella celati, Michele Zanotti, ilvaporetto.it, Fabrizio Gilardi, Maria Teresa Bortolotti, Luigi Giunta, Maurizio Busatto, Menotti Passarella, Roberto Piva, Nico Zanghierato, Alessandro Micheletti, Luca Roverati, Fabrizia Burgato, Caterino Bellato, Giuseppe Bertaglia, Rozzarin Vladi, Andrea Giribuola, Giovanni Roncon, Grandi l’Amico Giò, Giovanni Zanirato, Mauro Landi, Giancarlo Moro, Patrizia Zennaro, Roberta Corsi, Maria Teresa Bortolotti, Stefania Graziani, Lino Carlo, Roberto Marangoni, Cristiano Tombelli, Andrea Grillanda, Cesare Vidali, Virginia Orlandi, Luca Roverati, Ivan Minoccheri, Fausto Matta, Francesco Forlai, Moreno Bonifacio, Catozzi Enrico, Andrea Ravagnani, Cristina Crepaldi, Giuseppe Rizzo, Paola Cominato, Elisa Gambetti, Tina Coffele, Silvio Legnaro, Emily C. Washington, Enrico Chicco Fregnan, Nicola Nese, Antonella Fusetti, Angela Bellini, Benedetto Restivo, Nicola Pozzato, Nicolò Giribuola, Fabiano Gibin, Nicola Donà.
sabato 21 dicembre 2019
Povere bestie
Il Tar del Veneto chiude l'allevamento di 11mila visoni a Villadose.
VILLADOSE - Il Tar del Veneto ha accolto il ricorso delle associazioni Lav e Essere Animali contro l'insediamento di un allevamento di 11mila visoni a Villadose, in provincia di Rovigo. L'allevamento, sorto tre anni fa a un solo chilometro dal centro del paese e a soli 45 metri dalle abitazioni, dovrà cessare l'attività.
«La sentenza del Tar Veneto - affermano Lav ed Essere Animalista che ne danno notizia - sia uno stimolo per Governo e Parlamento ad esaminare le proposte di legge per introdurre in Italia il divieto di produzione di pellicce. Nel nostro paese il numero degli allevamenti è drasticamente calato negli anni e l'industria della pellicceria è in crisi, grazie alla presa di coscienza dei consumatori rispetto alla sofferenza degli animali». Il ricorso è stato presentato contro il Comune di Villadose, la Regione Veneto, l'Azienda ULSS N. 5 Polesana e nei confronti dell'azienda agricola che ha inizialmente richiesto la conversione dell'allevamento da bovini a visoni e dell'impresa che lo ha poi rilevato. La sentenza del Tar Veneto - secondo gli ambientalisti - censura il comportamento del Comune, che durante l'iter autorizzativo non ha ritenuto di acquisire agli atti dall'allevatore tutta la documentazione necessaria per effettuare una valutazione completa e corretta.
Tratto da: Il Gazzettino
https://www.ilgazzettino.it/nordest/rovigo/chiuso_visoni_villadose_sentenza_tar-4938720.html?fbclid=IwAR0MXpsX2lfcZM6iOt_YaDjDBtg_PUyjC6MWvLyXG76wayMzBlKz1UZxf9E
giovedì 12 dicembre 2019
Esperienze Indimenticabili nel DELTA DEL PO
Ecco DeltaPO Experience una coop di Operatori storici.
"Abbiamo unito le nostre competenze in un
progetto innovativo per valorizzare itinerari turistici slow per la scoperta
delle perle del Delta del Po, soprattutto le meno conosciute."
La cooperativa DeltaPo Experience integra soci di ventennale
esperienza, giovani motivati, reti di operatori di accoglienza e servizi.
Specialisti in Ambiente, Natura, Flora e Fauna, Storia
Antica, Geologia, Biodiversità, Sport all'Aria aperta, appassionati di
tradizioni e Slow Tourism, di Narrazione e Didattica, Learing by Doing sono a
vostra disposizione!
Insieme offriamo belle esperienze da vivere e gustare in una
serie di itinerari nel Parco del Delta del Po (dalla Laguna sud Veneziana a
Ravenna) che rispettano principi di sostenibilità e accessibilità.
Bike Boat & Food sono strumenti centrati sul tema
“Acqua, Uomo, Natura”.
Attraverso percorsi specifici da percorrere via bicicletta, E-Bike, Idro Bike vi faremo conoscere il Delta via terra, “sopra” l’acqua e “immersi” nell’acqua.
Attraverso percorsi specifici da percorrere via bicicletta, E-Bike, Idro Bike vi faremo conoscere il Delta via terra, “sopra” l’acqua e “immersi” nell’acqua.
DeltaPo Experience è una start up che nel 2017 è stato
premiata con un finaziamento dell'Unione Europea POR - Azione 3.5.1
–“ Interventi di supporto alla nascita di nuove imprese” Sub-Azione “Imprese naturalistiche”,
ha l'obiettivo di promuovere e valorizzare i tesori del territorio e
valorizzare le peculiarità del Parco del Delta del Po.
sabato 7 dicembre 2019
Non solo Delta
Non solo Delta, ma ci riguarda parecchio, buone prassi di educazione alimentare e ambientale e poi, il tonno alletterato, che non è un pesce che ha studiato.
Guidone
(Area Marina Punta Campanella): “I pesci che sarebbe preferibile non
consumassimo, perché sono in via di estinzione o perché sono frutto di pratiche
di pesca o allevamento non sostenibili sono: salmone, il tonno rosso, i
bianchetti, la corvina, la magnosa, il pangasio, il merluzzo, la cernia
bruna. Sarebbe preferibile consumare il pesce azzurro che può
vantare preziose qualità nutrizionali e dunque: l’aguglia, lo sgombro, il
sugarello, la palamita, lo zerro, il pagello, la lampuga, il pesce pilota, il
pesce serra, il tonno alletterato”.
Esperti dell’Area Marina Protetta “Punta Campanella” e dell’Area
Marina Protetta “Regno di Nettuno” a tavola per spiegare ai cittadini le
qualità del pesce “povero”.
In Campania il successo di BlueFish 2019 realizzato dalle due
Aree Marine Protette con Slow Food.
“I pesci che sarebbe preferibile non consumassimo, perché
sono in via di estinzione o perché sono frutto di pratiche di pesca o
allevamento non sostenibili sono: salmone, il tonno rosso, i bianchetti, la
corvina, la magnosa, il pangasio, il merluzzo, la cernia bruna. Da non
consumare mai i datteri di mare la cui vendita è illegale. Le specie che invece
sarebbe preferibile consumare sono quelle eccedentarie, le cui popolazioni
vivono in abbondanza nei mari italiani e del mondo. Ad esempio sarebbe
preferibile consumare il pesce azzurro che può vantare preziose qualità
nutrizionali. Sarebbe preferibile consumare: l’aguglia, lo sgombro, il
sugarello, la palamita, lo zerro, il pagello, la lampuga, il pesce pilota, il
pesce serra, il tonno alletterato. Anche il pesce ha una sua
stagionalità e scegliere il pesce di stagione significa mangiare pesce locale e
non congelato. In queste 20 cene, in 20 ristoranti diversi della Campania,
abbiamo spiegato tutto questo ai cittadini, stando con loro e cenando con loro.
Il tutto rientra nel progetto BlueFish 2019 finanziato dalla Regione
Campania nell’ambito del FEAMP Regione Campania 2014/2020 Misura 5.68. e realizzato
dall’Area Marina Protetta Punta Campanella, dall’Area Marina Protetta “Regno di
Nettuno”in collaborazione con Slow Food. La finalità era quella di dialogare
con i consumatori, ai quali non abbiamo voluto dire che non bisogna mangiare il
pesce ma che bisogna tener conto di quelle che sono le problematiche del mare,
di essere molto consapevoli di quello che è lo stato del mare”. Lo ha
affermato Carmela Guidone, Coordinatrice del Centro di Educazione
Ambientale dell’Area Marina Protetta “Punta Campanella”, a margine dei briefing
stampa svoltisi in vari ristoranti della Campania che hanno aderito al progetto
“BlueFish” 2019.
Da evitare anche l’Acquacoltura intensiva.
“L’acquacoltura intensiva – ha proseguito Guidone -
viene integrata con la somministrazione di mangimi calibrati e farmaci. Dunque
è da evitare l’acquacoltura intensiva che contamina l’ambiente naturale.
Nell’acquacoltura estensiva, invece il gestore si limita solo alla
predisposizione dei bacini di allevamento senza intervenire sull’alimentazione
del pesce e senza introdurre farmaci. Infine bisogna tutelare la biodiversità.
Per limitare il nostro impatto sul mare possiamo riscoprire alcune specie
dimenticate di pesce azzurro. Ci sono specie la cui sostenibilità dipende da
più fattori che vanno valutati al momento dell’acquisto come ad esempio la
taglia, la stagionalità, la tipologia degli allevamenti di provenienza. Tutto
questo consente un futuro alla nostra Terra e ai nostri Oceani”.
A Somma Vesuviana presente Alberto Capasso, Legale
Rappresentante di Slow Food Campania.
“Ben l’80% della plastica prodotta finisce in mare ed il nostro
impegno è costante nell’informare – ha dichiarato Alberto Capasso -
siamo impegnati da anni nella difesa della biodiversità, dunque del mare.
Questo progetto, BlueFish, connette il cittadino comune al mondo della
ristorazione. Sono 60 milioni le persone che nel mondo lavorano nel
settore della pesca e dell’acquacoltura, 17.000 le specie che compongono la
biodiversità marina del mar Mediterraneo ma il 33.1% delle specie sono pescate
al di là del loro limite biologico sostenibile. A questa situazione, già di per
sé allarmante, dobbiamo aggiungere che dagli anni ’50 a oggi si sono prodotti
8,3 miliardi di tonnellate di plastica, di cui 6,3 miliardi sono diventati
rifiuti. Si stima che nel 2050 negli oceani ci saranno, in peso, più rifiuti
plastici che pesci.
I nostri ospiti sono testimoni. Quello che vedono, quello che
sentono, quello che toccano, diventa un argomento con il quale diffondere un
nuovo modo di alimentarsi, un approccio diverso alla sostenibilità e al consumo
di risorse in un Pianeta che in questo momento sta mostrando grandissime
difficoltà”.
Puntare sul pescato locale del giorno abbinandolo ai prodotti
del territorio.
“E’ fondamentale il pescato del giorno e noi lo proponiamo
secondo anche la cucina basata sulla filosofia del buono, pulito e giusto - ha
dichiarato la chef, Consiglia Russo - e ci atteniamo anche ad
una tradizione culinaria forte di decenni di esperienza. In occasione di
BlueFish 2019, abbiamo preparato una polpetta di palamita che è un pesce
azzurro dei nostri mari con salsetta di cipolle di Tropea, poi i polipetti con
il pomodorino il piennolo del Vesuvio. La tutela della biodiversità inizia
anche dalla tavola”.
Obiettivo delle due giornate era far conoscere ai consumatori le
specie ittiche eccedenti, il cosiddetto “pesce povero” e imparare così a
riconoscere quei prodotti della pesca che siano “buoni puliti e giusti”
evitando accuratamente di acquistare pesci sotto taglia e prediligendo il
pescato locale.
Tutti hanno ricevuto un decimetro per misurare i pesci di
piccola taglia illegali e comprare dunque solo quelli “giusti”, ma anche
bottigliette in alluminio per ridurre l’uso della plastica.
https://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/tonnetto-alletterato.html
mercoledì 4 dicembre 2019
Il consumo di suolo mette in ginocchio il Paese
di Paolo Pileri.
Notizia sensazionale per il suolo. La Corte dei Conti ovvero l’organo dello Stato preposto a controllare la spesa pubblica e il bilancio dello Stato stesso, si è pronunciata sul tema del consumo di suolo.
Il fatto è rilevante e il documento da consultare è la deliberazione del 31 ottobre 2019, n. 17/2019/G. Ora anche la Corte è tra quelli che in modo netto dice che il continuo consumo di suolo mette in ginocchio il Paese su vari fronti, rendendolo sempre più fragile ed esponendolo a un crescendo in spesa pubblica, cosa di cui proprio non abbiamo bisogno.
Faccio notare che la Corte dei Conti è una istituzione che non appartiene all’area ambientalista. La sua raccomandazione non è dovuta per statuto e quindi la cosa va vista con ancor maggior attenzione e serietà.
La Corte non si limita a dire e invitare Stato e Governo a fare “norme e azioni di radicale contenimento del consumo di suolo” (p. 16), ma dice anche che il consumo di suolo è “in primis” correlato con il peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico che sappiamo costare all’Italia svariate centinaia di milioni di euro all’anno.
La Corte non si limita a dire e invitare Stato e Governo a fare “norme e azioni di radicale contenimento del consumo di suolo” (p. 16), ma dice anche che il consumo di suolo è “in primis” correlato con il peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico che sappiamo costare all’Italia svariate centinaia di milioni di euro all’anno.
“I dati scientifici a disposizione dimostrano che il Paese è interessato, in misura crescente e preoccupante, da fenomeni diffusi di dissesto idrogeologico che si sono acuiti sia per gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto per l’aumento del consumo del suolo nel nostro Paese che è passato dal 2,7 per cento degli anni 50 al 7,65 del 2017” – Corte dei Conti
Questa affermazione è molto importante perché è una vera e propria certificazione autorevole che ci dice che così facendo peggiorano i conti pubblici e quindi il benessere di tutti i cittadini, gettando il Paese a una maggior esposizione debitoria. Chi deve agire è avvisato.
Ma non si ferma qui. La Corte conferma preoccupazioni che da anni alcuni ripetono all’infinito come quella di smettere di trattare la questione ambientale per spizzichi e bocconi perché occorrono dispositivi “di natura sistemica”. Viene chiesta al Parlamento una legge “radicale” (e non soffice) sul contenimento del consumo di suolo e addirittura di svuotare i piani urbanistici in quanto le previsioni ivi contenute sono “sovradimensionate”. Si dice di andare “solo” verso forme di pianificazione cooperative e non più settoriali: qui dentro ci metto anche la deleteria questione della frammentazione dei piani urbanistici comunali per cui ogni comune fa quel che vuole con il suolo.
Questa deliberazione ci auguriamo venga ascoltata e sia il punto di svolta che scioglie gli alibi di chi fino a oggi ha messo in moto mille tattiche per non approvare la legge nazionale contro il consumo di suolo (quella del forum Salviamo il Paesaggio è la più completa ed efficace) e di quelle Regioni che hanno approvato leggi inefficaci se non addirittura controproducenti che non hanno fatto fermare il consumo e neppur rallentarlo quanto necessario.
Come dice la Corte, e lo ripeto con piacere semmai fosse ancora necessario per qualcuno capirlo, è “improcrastinabile un intervento sistemico e decisivo che affronti il tema della salvaguardia del suolo” (p. 19).
lunedì 2 dicembre 2019
La stalla come la chiesa
Di: Michele Rigoni
Assistiamo quotidianamente allo scomparire in un timelapse in tempo reale, delle maestose corti di campagna, dei fienili e delle stalle che erano un tempo parte dell'orizzonte e del panorama emotivo.
Stalle costruite con la stessa cura e l'accortezza di Chiese, in un impianto architettonico del tutto simile ad un tempio cristiano, con due o tre navate, capriate palladiane per le ampie luci, paraste e capitelli, cornicioni decorati e arcate, con soluzioni in cui c'è molto più che semplice funzionalità costruttiva,
La Stalla era il tempio del quotidiano per sei dei sette giorni della settimana, lì si officiava ad ogni alba la comunione della sopravvivenza.
La Stalla come la Chiesa, era il fulcro della vita e pertanto come tale andava celebrata, anche con la devozione della bellezza.
Tanto è evidente questo stridente contrasto quando lo sguardo si posa sulla molto più umile casa colonica adiacente, contenitrice di semplici uomini, per loro natura sostituibili, caduci, non sacri, meri strumenti. Senza concessioni superflue.
Foto di davide Rossi tratto da http://www.brancoottico.fineartlabo.com/casolari-delta-del-po/
Chiaramente si vede infatti, come nella edificazione di questi ampi
edifici dedicati all'allevamento o alla conservazione dei foraggi, vi fosse
impastato con i materiali costruttivi anche l'amore e l'orgoglio per il proprio
"fare quotidiano", per gli sforzi che divenivano futuro e segno del
passaggio delle generazioni nel mondo, con armonico inserimento nella natura e
nel "tutto", in una sintesi pangenica tra: uomo-animali-territorio e
sacro, che trova il suo esatto opposto nella becera edilizia degli spogli
capannoni del secolo breve. Dove il bello, non aggiungendo alcuna utilità al
guadagno, non rientra più tra le opzioni ammesse.
Dove non c'è alcuna concessione ad altro che non sia il monoteistico idolatrato profitto. Dove è chiaro che non si ama ciò che si fa ma si ama sterilmente solo quel che può rendere. Nella totale dicotomia con l'ambiente che non è più "casa comune" ma spazio di nessuno da occupare, sfruttare, in cui versare scarti materiali e scarti di umanità. Se le vecchie corti si potessero salvare, non si salverebbe solo un edificio, si salverebbe quello che rappresentano: un mondo, una cultura, un approccio al territorio equilibrato che arrivava dal "de agricoltura" fino a mio nonno. In cui la natura era madre con i suoi ritmi e stagioni e non sgualdrina a ore.
Dove non c'è alcuna concessione ad altro che non sia il monoteistico idolatrato profitto. Dove è chiaro che non si ama ciò che si fa ma si ama sterilmente solo quel che può rendere. Nella totale dicotomia con l'ambiente che non è più "casa comune" ma spazio di nessuno da occupare, sfruttare, in cui versare scarti materiali e scarti di umanità. Se le vecchie corti si potessero salvare, non si salverebbe solo un edificio, si salverebbe quello che rappresentano: un mondo, una cultura, un approccio al territorio equilibrato che arrivava dal "de agricoltura" fino a mio nonno. In cui la natura era madre con i suoi ritmi e stagioni e non sgualdrina a ore.
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