sabato 28 novembre 2009

XV° Settimana dei Beni Culturali in Polesine

In occasione della XV° Settimana dei Beni Culturali in Polesine domenica 13 dicembre 2009 ore 11,00 Nino Migliori presenta alcuni scatti inediti "Gente del Delta " (1958) presso "Il Granaio" di CA' CORNERA stazione di sosta nel delta del Po PORTO VIRO (RO) all'inaugurazione della mostra sarà presente l’autore stesso.

Interagire con scatto: sette fotografi e un dipinto del ‘700

Anche a Ca’ Cornera condividono, con entusiasmo, il tema che caratterizza “La XV Settimana dei Beni Culturali in Polesine” : Il Settecento in Polesine - vita e cultura artistica. Riscoprire come lo stile di quel tempo influenzò ogni aspetto della vita, trasformando tutto in travolgente splendore e “illuminando” ottimisticamente le capacità razionali dell’uomo. Quale miglior viatico per apprezzare la prossima mostra su Mattia Bortoloni e il ‘700 veneto a Palazzo Roverella di Rovigo !?
Dal prestito di un dipinto del ‘700, da amici collezionisti, dal raffinato intuito, è scaturito, a Ca’ Cornera, una sorta di “laboratorio” con l’instancabile e propositivo gruppo fotografico MIGNON di Padova composto da: Fatima Abbadi, Ferdinando Fasolo, Roberta Lotto, Mauro Minotto, Giorgio Pandolfo, Giampaolo Romagnosi, Angelo Tassitano.
E’ vero il piacere della contemplazione! E’ il fine di tutta la ricerca estetica.

In primo luogo, l’impatto con la grande tela “Presentazione di Gesù al tempio” attribuita all’ Anselmi (1723 – 1797).
Giorgio Anselmi (1723 – 1797), pittore frescante formatosi, assieme a Mattia Bortoloni, all’ombra di Antonio Balestra nella Verona del fine settecento, ammirato dalla letteratura artistica Barocca , quale vivace autore di lavori in affresco e ad olio, attivo soprattutto in Lombardia, nel Veneto, nel Trentino e in Emilia. Negli anni maturi mentre eseguiva, per la bella e sontuosa chiesa di Santa Sofia a Lendinara, gli affreschi della cupola e dei pennacchi, disgraziatamente cadde da un’impalcatura e morì il 30 marzo 1797. E’ quando si misura con i temi sacri che dà il meglio. E’ sapiente nella sua arte di mescolare i secoli e le culture. Qui, nella nostra tela, affiora anche l’interesse per le realizzazioni di Rembrandt, come dimostra la presenza del vecchio barbuto Simone che sembra tolto di peso dalle incisioni del maestro olandese. Ma la verve che anima l’insieme, dove tutti i personaggi sono legati fra di loro dalla dinamica dei gesti, è tipicamente settecentesca e conferisce al dipinto una vitalità nuova. Il ritmo si fa quasi concitato, le figure sono come prese in un vortice.

L’idea di accostare gli scatti di sette fotografi all’opera dell’Anselmi nasce dal proposito di offrire un’esperienza estetica più che didattica. Corrispondenze che emergano da sole alla sensibilità dello spettatore e non solo imposte dalla teoria del confronto con la tela settecentesca. Un esercizio di sensibilità per uno sguardo doppio, di incrocio, di incontro, di sovrimpressione mentale. Un “faccia a faccia” di scatti basati sulle emozioni per opposizioni o per contiguità, fino a dar vita a sequenze di un involontario documentario: sincopato, interrotto, ma coerente. Zoomate e messe a fuoco per porre in rilievo solo alcune parti del dipinto : isolare particolari dall’insieme, calibrare giochi, modulare rapporti, definire priorità. Quello che potrebbe colpire lo spettatore non è tanto la diversità delle fotografie, nella molteplicità delle esperienze ma la prevista concordanza dell’utilizzo del bianco e nero che accomuna, per scelta, tutto il gruppo Mignon. Loro sanno bene che pure il “bianco e nero”, citando il grande Nino Migliori, “ha un suo cromatismo, che è subito evidente nelle infinite gamme di grigi, che danno profondità e rilievo, come se si trattasse di vari colori e dunque a suo modo anche il bianco e nero è un vero, puro colore”. Nell’immobilità delle rappresentazioni, non mancano i colpi di teatro: ombre sorgono dallo spazio. Diaframmi luminosi, per dividere l’arte e gli spettatori dalla realtà, sostituiscono la luce universale con quella quotidiana per scolpire il tempo. Puro teatro quasi cinema. Personalità che, pur appartenendo a costellazioni differenti diventano registi di un film estremo, che potremo dire come Pasolini, è “lingua vivente della realtà”.
(a firma di Giampaolo Gaspareto)

giovedì 12 novembre 2009

La Prima Linea

Uscirà il 20 novembre prossimo (in anteprima a Rovigo il 18) il film diretto da Renato De Maria girato tra Torino, Venezia, Roma e per l’ennesima volta nel Delta del Po, ma diciamo Polesine.
Il film tratto dal libro di Sergio Segio “Miccia corta” narra le vicende del gruppo terroristico Prima Linea e in particolare dell’ assalto organizzato il 3 gennaio 1982 dal comandante Sirio (Segio) per liberare la sua compagna, Susanna Ronconi e altre terroriste, durante l’attacco morì Angelo Furlan, falegname in pensione, 64enne che quel giorno, durante l’attacco, passava per caso vicino al carcere. Un interessante anche se triste spaccato di storia Italiana.

Ho avuto l’onore e il piacere di collaborare alla realizzazione delle scene girate nel Delta e invio un caro saluto a Michela e Francesco della produzione, ricordo con piacere il bravo Renato De Maria, gli altri collaboratori e tutta la troupe. Con questa mia terza esperienza di produzione cinematografica (tutte nel Delta del Po) posso dire: “ IO C’ERO”.



Con me anche Ale in versione “sbirro”.



Ricordo che negli ultimi tre anni sono ben quattro i film girati totalmente o in parte nel Delta del Po:
2006 "La giusta distanza" C. Mazzacurati.
2006 "Lascia perdere Jonni" F. Bentivoglio.
2008 "Sanguepazzo" M.T. Giordana
2009 La Prima Linea" R. De Maria
Un caro saluto dal vostro scouting location del Delta e andatelo a ... .... vedere.