venerdì 23 febbraio 2018

Terra, uomini e clima



L’ambiente sia una priorità per chi governa

Sarebbe ora che i problemi ambientali diventassero il primo obiettivo dei programmi elettorali. 

In Italia c’è ancora la tendenza a pensare che il degrado ambientale sia un fastidioso effetto collaterale dello sviluppo economico, e che la priorità sia la crescita dei consumi, raggiunta anche a costo di danni al paesaggio e alla natura.

 Ai nostri candidati continua a sfuggire il fatto che la vita di noi esseri umani, di cittadini italiani e abitanti del pianeta Terra, dipende prima che dal Pil, dalla disponibilità di terreno fertile per produrre cibo, da aria e acqua pulite, dalla stabilità del clima, dalla rinnovabilità delle risorse naturali, dalla possibilità di riciclare i nostri rifiuti senza compromettere la nostra salute e quella delle altre specie viventi.

 Dipende più da grandezze fisiche ed equilibri ecologici, purtroppo ignorati e dati per scontati, che da astratte costruzioni finanziarie, prive di concretezza e dall’interfaccia ineludibile con la natura.

Una politica superficiale, che vive alla giornata e fa i conti senza l’oste. 

Sono pochi i paesi dove l’ambiente è in cima alla lista delle priorità politiche: tradizionalmente la Scandinavia, in parte la Germania, molto la Svizzera, dove i cittadini sono chiamati a votare su referendum concreti come quello del 21 maggio 2017 sulla strategia energetica nazionale, e più di recente la Francia, che sotto il governo Macron ha affidato il Ministero della transizione ecologica e solidale a Nicolas Hulot, giornalista televisivo grande esperto di ambiente.

Nel panorama italiano l’ambiente sembra invece scomparso dai radar politici: 
non esiste più un solido partito verde, e per le altre forze l’ecologia si limita a un corollario ornamentale in secondo piano rispetto ai temi abusati dell’economia e del lavoro. 
Non si hanno il coraggio e la competenza di riprogettare completamente la sostenibilità ambientale del Paese, che è fragilissimo anche sul piano delle risorse naturali ed energetiche: 
l’impronta ecologica dei 61 milioni di italiani è circa 4 ettari globali a fronte di una disponibilità reale di uno: viviamo cioè molto al di sopra delle nostre possibilità contraendo un insanabile debito ecologico. 

Una politica accorta dovrebbe concentrarsi sulla riduzione della nostra dipendenza energetica, abbattendo gli sprechi con massiccia riqualificazione del nostro patrimonio edilizio e ricorso alle energie rinnovabili, un settore che fornirebbe tra l’altro moltissimi posti di lavoro durevoli e qualificati.

 Dovrebbe abbandonare progetti costosi e inutili come certe grandi opere cementizie, e approvare immediatamente la legge contro il consumo di suolo agrario, promuovendo una maggior autosufficienza alimentare.

 Dovrebbe spiegare alla gente che se vogliamo evitare una grave crisi climatica e ambientale, dobbiamo rinunciare a qualcosa di superfluo oggi, salvaguardando invece il necessario, come la sanità pubblica. 

Vicino a noi abbiamo un esempio che non è stato considerato come lezione di prevenzione: il collasso economico della Grecia, paese ecologicamente ed economicamente fragile come l’Italia. 
Chiediamo a chi si propone di governarci più attenzione alla sostenibilità ambientale.

Di: Luca Mercalli
Meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo italiano impegnato da anni nelle battaglie a difesa dell’ambiente. Autore di libri e saggi, ha partecipato e condotto numerose trasmissioni televisive ed è presidente della Società Meteorologica Italiana (SMI)
Tratto da consumatori e responsabilità, il mensile dei soci coop 

martedì 6 febbraio 2018

Dedicato a un amico del Delta

Avrei voluto iniziare questo nuovo anno con altre notizie, già pronte e non pubblicate per pigrizia, mi ritrovo invece con un magone e gli occhi gonfi di lacrime a dedicare questo post a una persona speciale, venuta a mancare oggi 5 febbraio 2018. Parlo di Alberto Barini, amico, collega, come me e tanti altri appassionato di Delta dove lui è nato e vissuto in quel desolato e solitario paese del Delta che è Santa Giulia. Alberto era uno dei tanti "vongolari" della zona, aveva però una marcia in più ereditata da uno zio, Michele Barini che per passione o forza di cose, già dagli anni '70 accompagnava con la sua barca i vari e rarissimi turisti nelle zone del Bacucco e della Sacca di Scardovari spingendosi fino al faro di Gorino ferrarese. In tempi di pescaturismo Alberto è diventato un professionista, in un perfetto italiano esprimeva le sue sensazioni vissute in questa terra tanto da essere definito il poeta pescatore. Alberto era presente ad ogni corso di aggiornamento in cui si parlasse di flora, fauna e geomorfologia del Delta e in maniera straordinaria apprendeva e memorizzava il tutto per poi spiegarlo al turista sempre con quella marcia in più che era l'amore per la sua terra.  Attivista WWF, ho fatto con lui decine e decine di uscite sia con turisti sia da soli quando per motivi di studio mi accompagnava negli angoli più remoti di quell'immenso canneto che è il Bacucco per monitorare l'avifauna, ma lui già ci faceva un giro il giorno prima per identificare gli uccelli e per non farmi tornare a casa senza risultati. Se il racconto successivo vi lascerà qualche dubbio, io nella barca di Alberto sono sempre salito a occhi chiusi, sicuro e certo delle sue capacità nel valutare le maree, le condizioni meteorologiche e quant'altro che ti puoi trovare davanti in un'uscita in barca in fiume, mare o laguna o dove lui decideva di andare. Umile, gentile, educato, una persona straordinaria che vorresti per sempre come amico, purtroppo in molti l'abbiamo perso.



Mi permetto di riportare quando scritto da un suo carissimo amico, Alessandro Milan ed aggiungermi ai suoi sentimenti. Vola alto Alberto.

Quanti ricordi oggi mi assalgono, in una delle tante mattine di un gennaio di metà anni 80, due pirati si erano avventurati nella laguna di Goro (bassina),  non erano pescatori di professione, l'area prescelta non era luogo di vivaio ad uso esclusivo di pescatori e all'epoca la stessa non era stata assegnata a nessun ente cooperativo. I pirati come forma di rispetto per i professionisti aspettarono in mezzo alla nebbia che gli addetti ai lavori muniti dei primi rudimentali attrezzi, finissero di pescare, per poi sostituirsi a loro nel pescare le vongole a mani nude immerse nell'acqua gelida, tanto fredda che si tagliavano le dita con le conchiglie meno nobili, ma il ghiaccio inibiva il dolore e non si accorgevano del dolore causato dai tagli alle mani. I traguardo era raccogliere un pescato di 100 mila lire a testa, inseguendo questo obiettivo si erano dimenticati della bassa marea, della nebbia e del fatto che nel mese di gennaio alle 16.30 faceva buio. Ben presto i pirati si trovarono con la barca incagliata, al buio, al freddo e bagnati fradici, privi di orientamento a causa della nebbia. Senza perdersi di animo si misero a ridere restando in attesa dell'alta marea. La giornata si concluse a tarda notte quando tra 1000 peripezie riuscirono a raggiungere il punto di attracco e di partenza. Ma quel giorno restò impresso nella loro mente per quanto avevano tirato la barca a fondo piatto sulla melma, nel vano tentativo di uscire dalla secca dovuta alla bassa marea. Al punto di attracco c'erano parenti e amici che urlavano a squarciagola nel tentativo di contattarli. I pirati avvicinandosi al buio e nascosti dalla nebbia cercavano di rispondere. Nella notte di quei luoghi isolati le voci fanno eco e tra le tante voci si udiva il commento di uno dei presenti che diceva: “Questi sono morti”. Ma i pirati fecero ritorno con il loro pescato di 100 mila lire a testa, forse se esistevano i telefoni cellulari oppure i navigatori GPS sarebbe stato tutto più semplice... ma poi che storia sarebbe stata? SEMBRA UNA FAVOLA, forse è una fiaba. Capitano Alberto ancora oggi nelle occasioni in cui tornavo a casa e mi chiedevi di accompagnarti durante le escursioni con i turisti, i quali esclusivamente volevano uscire in barca con te a visitare il nostro Delta, restavo incantato dalla tua conoscenza della morfologia del territorio, per la narrazione dei riferimenti storici, la padronanza della nostra flora e fauna, mi incantavo ad ascoltarti immerso nella tua passione. Chissà se oggi proprio come tanti anni fa quando ci trovavamo davanti al bar di Enrico a Gorino Veneto a fare le chiacchiere fino a tarda notte, hai incontrato Raffaele e Mano…  salutali ... prima poi ci ritroveremo tutti insieme... ciao amico mio... quel giorno però  me lo devi spiegare.