sabato 27 ottobre 2007

“La giusta distanza”.


L’ho visto, bello e non lo dico solo io .
Altre notizie su Mymovies

Il Film

Hassan è un tunisino che vive in Italia e che dopo tanti anni di duro e onesto lavoro ha aperto un'officina dove fa il meccanico. Mara è una giovane maestra supplente che si è trasferita nello sperduto paesino veneto in attesa di partire per il Brasile con un progetto di cooperazione. La storia che nasce tra Hassan e Mara non comincia bene. L'uomo inizialmente la spia, viene scoperto, rifiutato e solamente dopo il chiarimento viene accettato dalla ragazza. A essere attratto da Mara c'è anche Giovanni, un giovane aspirante giornalista che passa molto tempo nell'officina del tunisino. Anche lui spia la ragazza leggendole di nascosto la corrispondenza. Ma un giorno qualsiasi come tanti altri, viene commesso un omicidio, Mara viene ritrovata cadavere nelle acque del Po. Hassan è subito sospettato e accusato dell'omicidio. Rinchiuso in carcere il ragazzo si uccide. Segue l’inchiesta di Giovanni che inizialmente volta le spalle ad Hassan, per poi scoprire il vero assassino.Solo trasgredendo alla regola della "giusta distanza" raccomandatagli dal direttore del giornale, che lo vorrebbe né indifferente né troppo coinvolto, Giovanni riuscirà a riportare la giustizia nel paese (l'Italia) dei giudizi scontati.
"La giusta distanza è quella che un giornalista dovrebbe saper tenere tra sé e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perché l'emozione, a volte, ti può abbagliare". Parole di Carlo Mazzacurati che per la terza volta torna a posare il suo sguardo su "quel lembo di terra che nelle cartine geografiche sembra sprofondare nel Mar Adriatico assieme alle ramificazioni arteriose del Po nel suo stadio di Delta". Ne La giusta distanza il tema principale è il male, "che avvolge tutti, compresa la voce narrante. E, come sempre, gli innocenti pagheranno per primi".


Porto di Pila (RO). La troupe al lavoro, l’uomo volante è il direttore della fotografia, Luca Bigazzi (tra i migliori in Italia). Di spalle, con la giacca marrone e cuffie in testa, il regista Carlo Mazzacurati segue la scena al monitor.


Polesine Camerini (RO). Natalino Balasso e Giovanni Capovilla durante una scena con cameracar.
Le foto sono di mia proprietà, non è consentito nessun uso.

giovedì 25 ottobre 2007

Enogastronomia: vongole veraci e cozze del Delta.


Come mangiare bene e sano.

E’ del 16 ottobre c.a. la notizia del sequestro di quasi quattro tonnellate di vongole, pescate nelle acque di Marghera, e tre imbarcazioni da pesca sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza nel fine settimana, nei canali prospicienti il Petrolchimico. Nove le persone denunciate, tutte di Chioggia, per violazione alla normativa a tutela delle risorse idrobiologiche lagunari, per danneggiamento del fondale e uno di loro anche per resistenza a pubblico ufficiale Dopo un breve appostamento, un' unita' veloce del reparto operativo aeronavale di Venezia e' piombata nelle prime ore del mattino di domenica nel mezzo di un'operazione di scarico di un ingente quantitativo di vongole, gia' insacchettate e pronte per essere caricate su un furgone per poi essere avviate allo smercio clandestino. Fonte tutelafauna.it
Attenzione dunque ci sono vongole e vongole, mangiare le suddette vongole pescate in quei luoghi e messe in commercio senza un minimo di depurazione, è come mangiarsi un bidone di scorie nucleari, il prodotto è diverso ma ugualmente devastante per il fisico, il nostro.
Come fare per “magnarse do vongole e do peoci" senza il rischio di avvelenarsi?
E’ semplice basta andare presso la sede del Consorzio Cooperative Pescatori in Via della Sacca 11 a Scardovari (Rovigo), in pieno Parco del Delta del Delta del Po, tra il Po di Tolle e Po della Donzella (o Gnocca), la sede si trova proprio sulla strada panoramica che costeggia tutta la Sacca degli Scardovari, … se vi serve una guida naturalistica … eccola qua …
Da alcuni mesi il Consorzio effettua la vendita diretta di cozze e vongole nello spaccio aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00, il sabato solo il mattino dalle 9.00 alle 12.00.
Bene, comprate le sane, ottime, nonché tipiche vongole e cozze legalmente pescate nel Delta, con particolari metodologie rispettose dell'ambiente,in acque controllate. Opportunamente depurate per 18 - 24 ore in acqua continua sterilizzata,analizzate da biologo e addetti sanitari prima di essere messe in commercio. Dopo l'acquisto e dopo il bel giro tra valli,lagune e rami del Po alla scoperta del Delta, si torna a casa.


Cozze e vongole alla Polesana.
Un spigolo di aglio, olio di oliva, imbiondire l’aglio, tuffare cozze e vongole, coprire, quando si aprono sono pronte, prezzemolo fresco, buttate via i limoni, annusate il mare.

Variante 1 (alla Scardovarante): con un leggero soffritto di cipolla (Tagliato finissimo) abbondante grana grattugiato, pepe a volontà senza esagerare o a piacimento ma obbligatorio.
Variante 2(alla Polesana 2): come alla Polesana , in rosso, con aggiunta di pomodoro fresco (a dadini,meglio d'estate) o pelati.

Per il sugo della pasta:
Dopo averle aperte con olio e aglio si sgusciano e si mettono da parte, non buttare il brodo che cozze e vongole hanno rilasciato, ma filtrarlo accuratamente con la carta da filtro o garza, servirà come brodo di cottura per il sugo o per il risotto. Soffrittino fine, fine di mezza cipolla, aggiungere cozze e vongole e iniziare a versare il brodo filtrato. Aggiungere un cucchiaio, due, di conserva, un pizzico di buon dado vegetale, far restringere il tutto. Salare solo alla fine dopo assaggio,saltare la pasta (spaghi, meglio fini, un 3). Tenere delle cozze e delle vongole non sgusciate per la scenografia.
Per il risotto: nel soffritto di cipolla fatto appassire con vino bianco aggiungere cozze e vongole sgusciate con pochissimo brodo filtrato, si aggiunge il riso e lo si tosta. Si continua la cottura con il brodo di cottura di cozze e vongole filtrato (2/3 mestoli) e con brodo vegetale leggero (meglio se di pesce). Finire la cottura con aggiunta di grana grattugiato, pepe e una spruzzatina di prezzemolo.

mercoledì 24 ottobre 2007

Mai sentito parlare di OGM?


Quando tra il 1977 e 1982, frequentavo l’allegra scuola di Trecenta e cioè l’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura, passavo il mio anno scolastico nel convitto annesso, che bei tempi. In serate non proprio sobrie, con altri allegri compagni convittori, si cercava di parlare più o meno seriamente di agricoltura del suo e nostro futuro e di solito si finiva a tarallucci e vino profilando incroci genetici di questo tipo:
- acqua minerale gassata alle vigne per avere vino frizzante, incrociare il grano con l’uva passa e ottenere come frutti, delle croccanti pagnocchine con l’uvetta oppure, ancora il grano incrociato con l’olivo per il pane all’olio o con olive, fagioli e mais per pannocchie di polenta infasolà, dando da mangiare caffé alle mucche si penava di mungere degli ottimi cappuccini e dal latte di pecora alimentata con peperoncino del pecorino piccante, e avanti ancora fino a quando le mandibole non cadevano dal ridere. Al tempo, non avremmo mai pensato che quei nostri ridicoli incroci, che tanto ci facevano ridere, sarebbero diventati nel terzo millennio realtà, una triste realtà chiamata OGM.

In foto l’Orchidea calabrone (ophrys sphecodes) questa orchidea che non ha nè profumi nè nettare, nella sua evoluzione naturale (durata migliaia di anni), ha adottato un travestimento da insetto, emanando anche l’intenso odore prodotto dalla femmina così, l’insetto maschio, tratto in inganno, nel tentativo di accoppiarsi con l'insetto - fiore, porterà il polline da un fiore all’altro.

Di seguito un articoletto tratto da Greenplanet.net.

IL PIOPPO OGM CHE ELIMINA L'INQUINAMENTO

Super-alberi che risucchiano dal suolo inquinanti chimici come il benzene ed il tricloroetilene, ecco l'ultima invenzione dei ricercatori dell'Università di Washington, pubblicata nell'ultimo numero della rivista Proceedings, edita dall'Accademia Nazionale delle Scienze.
Il super-pioppo transgenico è il risultato dell'innesto nella pianta di uno specifico gene di coniglio da parte della professoressa Sharon Doty e del suo collega Stuart Strand.
In realtà, i pioppi non hanno bisogno dei geni dei conigli per ripulire l'ambiente circostante da certe sostanze chimiche: già lo fanno naturalmente, nella misura in cui gli inquinanti permangono nel loro raggio d'azione. Il pioppo transgenico, secondo i suoi creatori, velocizzerebbe e rafforzerebbe notevolmente questa capacità naturale. Le controindicazioni sono le stesse che è bene ricordare sempre quando si parla di organismi geneticamente modificati, ovvero l'impossibilità di impedire in campo aperto ai geni modificati di diffondersi ed alterare altre piante, con rischi per la biodiversità ed effetti imprevedibili e potenzialmente pericolosi sugli ecosistemi e sulla catena alimentare.
Tanto piu' forte è un organismo transgenico, tanto piu' potenzialmente devastanti gli effetti della sua diffusione nell'ecosistema. Cosi' non tutti i colleghi di Sharon Doty e di Stuart Strand hanno espresso grande entusiasmo, ed alcuni si sono detti convinti che il pioppo transgenico possa portare piu' problemi che soluzioni. La reale portata delle ricerca è stata fortemente ridimensionata da alcuni geologi statunitensi. In particolare, Marcia Knadle, responsabile dell'Unità di gestione del rischio dell'EPA di Seattle, ha rilevato come in realtà gli inquinanti chimici restino poco tempo alla portata delle radici degli alberi, perché, quando non evaporano, sono assorbiti nelle profondità del suolo.



E poi ancora un allarmante sunto della relazione del Dott. Pietro Perrino sempre tratto da Geenplanet.net


LE "MISIONI UMANITARIE" DEGLI OGM

Se esperimenti e coltivazioni di piante geneticamente modificate per produrre farmaci e vaccini non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, la contaminazione è in agguato, anche per vie subdole. Ecco come.
All'inizio le colture geneticamente modificate furono presentate come la soluzione per i problemi alimentari del Sud del mondo. Non risulta che essi siano stati risolti. Così sempre più le aziende si orientano verso Ogm destinati ad altre missioni umanitarie, se così possono essere definite. E' il caso dei pioppi - la notizia è uscita in settimana - che, grazie ad un gene di coniglio inserito nel loro Dna, sono in grado di ripulire il terreno dall'inquinamento. Oppure la sterminata gamma degli Ogm farmaceutici: le uova di galline transgeniche che curano i tumori, il latte che contiene anticoagulanti. E, in campo vegetale, il cartamo che produce insulina, il riso antidiarrea . Eccetera. Dalle "piante farmaceutiche" è possibile estrarre a basso costo e in abbondanza molecole e vaccini che in laboratorio vengono prodotti in piccole quantità e con costi molto elevati. Questo tipo di colture geneticamente modificate non ha ancora bussato alla porta dell'Europa, ma negli Stati Uniti e in Canada sono in corso coltivazioni e sperimentazioni in campo aperto. Quante, per la verità, non lo sa nessuno: l'unica certezza è che si tratta di grandi numeri.
Sui rischi della coltivazione di Ogm farmaceutici in campo aperto interviene Pietro Perrino, dirigente di ricerca del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) che lavora al l'Istituto di genetica vegetale, con un suo intervento che pubblichiamo integralmente. Il problema è il solito: se esperimenti e coltivazioni non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, è in agguato la contaminazione che può avere conseguenze disastrose per la salute umana, dato che è in gioco l'esposizione a vaccini, ormoni di crescita, coagulanti del sangue, enzimi industriali, anticorpi umani, contraccettivi, sostanze immunosoppressive e sostanze che inducono aborto.
Ma attenzione. C'è una considerazione che, secondo Perrino, vale per tutti gli Ogm, farmaceutici e non: la contaminazione non è solo quella"verticale", dalla pianta madre alle piante figlie, che passa attraverso la diffusione del polline geneticamente modificato. C'è tutto il capitolo, "che si tende a trascurare", della cosiddetta "contaminazione orizzontale, "pericolosa e subdola". Succede così. I residui delle colture geneticamente modificate rimangono inevitabilmente sul terreno: foglie, steli, radici che non hanno interesse commerciale e-o che sfuggono anche alla più accurata delle pulizie. Questi residui contengono Dna transgenico, "che al contrario del Dna ‘normale' è molto più instabile, si rompe e si ricombina, passa in virus, batteri e funghi, e attraverso questi si infila in altri organismi viventi. Così un frammento di Dna di mais transgenico può finire nel frumento piuttosto che nell'orzo o nella segale. Ormai i dati scientifici sono sufficienti: è vero che la ‘contaminazione orizzontale' può avvenire in natura, a partire da Dna non transgenico, ma è altrettanto vero che accade molto, molto più facilmente a partire da Dna transgenico. Se la frequenza della ricombinazione ‘naturale' è pari a uno, la frequenza della ricombinazione con Dna transgenico e pari a mille".
La "contaminazione orizzontale" non è in agguato solo a partire dai resti di colture transgeniche che restano nei campi. Può avvenire, aggiunge Perrino, anche con i residui, poniamo, di un carico di Ogm destinati all'alimentazione animale. E qui si apre un altro capitolo, ben più grave: la "contaminazione orizzontale", dice Perrino, avviene anche negli animali nutriti con Ogm. "Dalla flora intestinale la contaminazione passa all'individuo. Quindi nel latte, nelle uova, nella carne. Me lo ritrovo anche nel formaggio, il Dna transgenico. E questi sono tutti insulti al mio genoma. E' come giocare alla lotteria: più spesso capita, più alte sono le possibilità che questo abbia una conseguenza". Solo che qui non si vincono i milioni del Superenalotto. Nella lotteria transgenica, conclude Perrino, "è in palio il cancro".
Se non ti piacciono gli OGM visita liberidaogm puoi dare il tuo voto fino al 15 novembre.

sabato 20 ottobre 2007

alla RICERCA del GRANDE FUME, ultima tappa.


Terza giornata nel Delta del Po, 24esima e ultima tappa del viaggio degli studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo frazione di Bra (Cuneo) e Colorno (Parma).
Oggi 19 ottobre 2007 , partiti in bici da Barricata (Scardovari - RO - Delta del Po) con i tutor Davide e Riccardo ho guidato il gruppo lungo la Sacca degli Scardovari, toccando i punti più interessanti della stessa, ponte Colpi, Marina 70 (punto della disastrosa alluvione del ’66), l’Oasi di Ca’ Mello. Prima del pranzo visita guidata allo stabulario del Consorzio Pescatori di Scardovari curata del biologo Emanuele Rossetti. A seguito poi, un ottimo pranzo con risotto di cozze e vongole, fritturina, buonissima, di gamberetti (sgusciati) seppioline e acquadelle (minuscole), buona, buona ,buona, e ovviamente annaffiata con prosecco. Dopo pranzo con il gran presidente tutto il gruppone, 146 bici, ha fatto ritorno alla base e cioè a Villaggio Baraccata. Giunti alla base e stappata l’obbligatoria bottiglia, dopo baci e abbracci, doccia e riposino la giornata e proseguita con il trasferimento ad Adria per la visita al Museo Archeologico e la mostra dei Balkani, poi a cena offerta dal rinomato Istituto Alberghiero della città, per terminare poi al Teatro Comunale per ascoltare il Coro dell’Arena di Verona. Domani sabato 20 ottobre la carovana (3 pulman, 1 TIR, 1 ambulanza, 1 pick up, 2 furgoni, 6 auto) farà rientro a casa, tre bei giorni graziati anche dal bel tempo, bene, bella esperienza, arrivederci alla prossima nel Delta del Po.

giovedì 18 ottobre 2007

alla RICERCA del GRANDE FIUME



Seconda giornata nel Delta del Po, 23esima tappa del viaggio degli studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo frazione di Bra (Cuneo) e Colorno (Parma).
Partiti in bici da Porto Levante, lungo la Via delle Valli fino a Cà Venier e poi ancora lungo l’argine sinistro del Po di Venezia, abbiamo raggiunto Ca’ Cornera e presso la “Stazione di sosta del Delta del Po” abbiamo degustato un ottimo pranzo a base di piatti tipici della nostra campagna; la pinza onta, la polenta infasolà, somarino in umido, risi alla cannarola, miassa, e tante altre squisitezze palesane e deltizie.
Ospite d’onore oggi Carlo Petrini fondatore dell’associazione Slow Food, nonché fondatore dell’università nata da una sua idea come naturale evoluzione della filosofia di Slow Food. Questa università è la prima al mondo che propone un approccio multidisciplinare completo al tema della gastronomia.
Questa particolare forma didattica non si avvale solo dei tradizionali metodi di insegnamento. Le materie umanistiche e scientifiche sono affiancate da altre forme di apprendimento: conferenze di personaggi illustri, dibattiti, degustazioni guidate, stage.
Gli stage in particolare ricoprono un ruolo importante nella formazione degli studenti, rappresentando quasi un terzo dell’intero anno accademico. In queste occasioni le nozioni acquisite in ateneo si completano con la conoscenza diretta di prodotti, persone, filiere di produzione e stili di consumo diversi, e sono arricchite dalla dimensione del viaggio.
Gli stage si dividono in tematici, cioè finalizzati ad approfondire lo studio di un prodotto, e territoriali, volti alla conoscenza di regioni di interesse gastronomico.
Petrini e il presidente di Slow Food Veneto hanno pedalato con noi per tutti i 26 chilometri.
Ottimo pedalatore il sig. Carlo, e persona veramente squisita, di quelle che ti riempiono di domande, su come, su cosa e perché, quelle che ti danno particolare soddisfazione, e mentre tu gli parli lui pensa a voce alta e propone … si potrebbe fare questo, si potrebbe fare quello, … si interessante questa cosa, preoccupante quest’altra, e poi ancora: “fermiamoci spiega a ragazzi questa cosa….”.
Fisicamente con la pedalata ho perso in peso 50 grammi, prontamente recuperati con l’ottimo pranzo, moralmente ho guadagnato un chilo, e per i complimenti, e per l’energia che Petrini emana, quell’energia che se sai accumulare alimenta quella cocciuta voglia di andare avanti nella scommessa, mia e di tanti altri, sul Delta del Po
In foto Carlo, Gino ed Io.

mercoledì 17 ottobre 2007

alla RICERCA del GRANDE FIUME


"alla ricerca del Grande Fiume" è un viaggio di formazione intrapreso dagli studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche con sedi a Pollenzo frazione di Bra (Cuneo) e Colorno (Parma) in occasione del cinquantenario della trasmissione televisiva Rai Viaggio nella valle del Po, alla ricerca dei cibi genuini di Mario Soldati.
Gli studenti affrontano un percorso lungo il Po che li porta dal 26 Settembre al 20 Ottobre dal Monviso all’Adriatico, per sperimentare un nuovo modello di didattica in cui allievi e docenti si potranno confrontare direttamente con una civiltà, quella sviluppatasi sulle sponde del fiume Po, ricca di tradizioni, storie, tecniche e vita.
Bicicletta e nave: questi sono i mezzi di trasporto scelti per spostarsi lungo le 24 tappe di cui si compone "alla ricerca del Grande Fiume". Bicicletta e nave per scoprire realtà che con gli abituali mezzi di trasporto non si vedono, o non si vogliono vedere.


Le tappe del viaggio sono state pensate in modo da percorrere l’intero corso del fiume toccando tutte le città capoluogo di provincia e molti comuni importanti da un punto di vista storico, culturale o gastronomico nello sviluppo della civiltà del fiume. I comuni sede di tappa hanno un ruolo importante nella logistica del viaggio, contribuendo in diversi modi, dal pasto al soggiorno, alla messa a disposizione di spazi per conferenze, incontri e manifestazioni.
Il percorso si svolge su strade a non grande percorrenza, il più vicino possibile al fiume, in modo da ridurre la distanza tra gli studenti e l'oggetto della loro ricerca, e avvicinare la prospettiva a quella delle popolazioni che basavano la loro cultura alimentare sul sistema fluviale.


Oggi 17 ottobre 2007 il gruppo è giunto alla ventiduesima tappa ormai alle foci del grande fiume, parte dello staff di AQUA, Io, Isabella, Sandro e la mitica Sarina abbiamo avuto, e avremo nei prossimi due giorni l’onore e il piacere di condurli al temine del loro viaggio alla scoperta del Delta del Po.
Per saperne di più alla RICERCA del GRANDE FIUME sito da cui ho tratto il logo, la cartina dell’itinerario e parte dei testi.

domenica 14 ottobre 2007

Blog Action Day




Oggi 15 ottobre è il giorno in cui 14.081 blogger (me compreso) si uniranno per focalizzare l'attenzione di ognuno su una sola, importante problematica, l’ambiente. Lo scopo è far parlare tutti di come costruire un futuro migliore.
Io ho scelto di riportare un capitolo del nuovo libro di Natalino Balasso “Livello di guardia”, questo per diversi motivi: primo perché Balasso è deltino come me, e come me ama ed è legato alla sua terra, poi perché è troppo simpatico, ancora perché abbiamo degli amici in comune e poi perché questa sua analisi è reale e tocca un tema ambientale degno di Blog Action Day. Avrei ancora diversi altri motivi per giustificare questa scelta, ma per non divagare mi fermo qui.


Natalino Balasso, “Livello di guardia” pag 15 cap.IV.

In alcuni paesi molto poveri del Messico, il cemento è uno status symbol. I politici locali, per farsi eleggere, promettono cemento e appena qualcuno riesce a mettere da parte qualche soldo, schiaffa in faccia al prossimo la propria ricchezza costruendosi tristissimi cubi con grossi mattoni di cemento e qualche apertura che funge da finestra. Quando i villaggi dei selvatici maya cominciano a farsi paesini, si possono scorgere lungo la via alcune di queste casupole cubiche, immediatamente davanti alle capanne. In genere non vengono abitate, sono spogli scheletri grezzi di case mai costruite, sono dei forni nelle stagioni calde e i maya, che non sono scemi, continuano ad abitare le fresche capanne. Quelle “case” stanno solo a significare che chi le ha costruite ha delle possibilità economiche ed è per così dire “moderno”.
Nei paesi delle province italiane si ha a volte questa sensazione. Certo la scala è diversa, ma il fatto di costruire certi cavalcavia, certi capannoni, certe rotonde, certe strade a quattro corsie, o palazzi di vetro in contesti poco plausibili sembra denotare il desiderio di essere città. Come se essere una città fosse di per se una cosa positiva. Sembra quasi che questi paesi, e tanti se ne vedono nel Nordest (italiano n.d.r.), abbiano vergogna di essere paesi. Ovviamente i risultati rasentano la comicità. E’ un pò come quei genitori che parlano solo il dialetto e che vogliono per i propri figli un futuro più emancipato, così cominciano a parlare quel ridicolo slang prodotto da chi traduce il dialetto in italiano. Il risultato sarà che i figli paleranno in modo ridicolo. Così come sono ridicoli certi paesi, un tempo dignitosi, che ora affogano fra tangenziali, complanari, congiungenti, bretelle e cavalcavia.
Il piccolo paese appoggiato sull’argine del Po, cerca la sua emancipazione nel design dei lampioni. Sono, questi lampioni, qualcosa di indefinibile. Nella silouette, ricordano degli appendiabiti, con appesi dei riquadri chiari che riflettono la luce di grosse lampade le quali sperperano energia senza rimpianti. Non si capisce bene in cosa consista questa elaborata tecnologia, forse le lampade puntate verso l’alto, anziché spargere la propria luce sulla strada, come sarebbe nella loro natura, guardano queste lamine chiare diffondendo in maniera più uniforme la luminosità. Ma non sembra che ciò avvenga. La luce riflessa con questo sistema tecnologicamente avanzato ha ovviamente la stessa identica consistenza di quella prodotta dai lampioni più tradizionali e meno costosi con in più l’ingombrante presenza di questi strani oggetti che sembrano progettati durante droga party.

Birdwatching nel Delta del Po.






E’, una lunga e affascinante passeggiata, quella che si può fare in questo periodo nello “Scannone di Goro”, per i romantici “Isola dell’amore”, per gli appassionati di birdwatching “Isola dei Limosi”.
Lo “Scannone di Goro” è una lingua di sabbia più o meno consolidata, che dalle foci del Po di Goro si estende per circa cinque / sei chilometri verso sud dando origine alla Sacca di Goro. Una lunga e stretta spiaggia isolata tra mare e laguna da dove, specialmente in questo periodo, è possibile osservare una notevole quantità, sia per numero che per specie, di uccelli, in particolar modo limicoli, in alimentazione o in sosta, ora dalla parte del mare, ora dalla parte della Sacca, in base alle marea.
I limicoli sono gli abitanti del fango (limo), uccelli gregari che si riuniscono in grossi gruppi, anche di migliaia. Nella loro evoluzione questi animali hanno sviluppato zampe e becchi più o meno lunghi per poter vivere, alimentarsi e spostarsi negli ambienti fangosi che affiorano con la bassa marea. Sono diverse e varie le specie di limocoli, la natura li ha voluti così diversi l’uno dall’altro affinché ognuno trovi da mangiare in queste zone, il più delle volte limitate e temporanee, senza mai entrare in competizione l’uno con l’altro.
Come dicevo, nello “Scanone di Goro” in questo periodo si concentrano migliaia di limicoli, si possono osservare specie rare per queste zone come la Pittima minore, il Chiurlo piccolo, il Piovanello tridattilo o il Gambecchio, concentrazioni di specie svernanti come il Chiurlo maggiore, il Piovanello pancianera (che spettacolo le evoluzioni aeree di migliaia di individui) e la Beccaccia di mare, quest’ultima oltre ad aver eletto il Delta del Po come principale sito di nidificazione dell’area Mediterranea, da alcuni anni lo utilizza anche per svernare.
Magico Delta, sempre più.
Allego una mia foto dallo Scanno di Goro, questi sono “I miei momenti nel Delta del Po”.

In foto, dall'alto verso il basso: Beccacce di mare, Pivieresse, Piovanelli pancianera.

martedì 9 ottobre 2007

Alla scoperta del Parco


Nei giorni della "Fiera delle Parole" AQUA "I viaggi nel Delta" con l'organizzazione tecnica di Adriatic Coast ed il contributo del Servizio Turismo della Provincia di Rovigo propone le seguenti visite ed escursioni:


Venerdì 12 ottobre: Adria e la mostra dei BALKANI
Ore 9.00 incontro dei partecipanti all'ingresso della fiera e partenza per Adria. Visita alla città ed alla Mostra BALKANI "antiche civiltà fra il Danubio e l'Adriatico" con oltre 250 capolavori d'arte provenienti dal Museo Nazionale di Belgrado, esposti per la prima ed unica volta in Italia, nel Museo Nazionale Archeologico della città.
Ore 12.30 circa rientro a Rovigo. Costo: adulti € 8,00 - ridotti € 6,00

Sabato 13 ottobre: Dove il fiume incontra il mare
Ore 9.00 incontro dei partecipanti all'ingresso della fiera e partenza per Pila.
In battello si naviga fino alle bocche del Po di Pila e tra le varie Buse della foce, tra canneti e lagune si raggiunge Scanno Boa, un simbolo del Delta del Po, un'isola dove ancora si possono osservare i tipici "casoni" di canna (in foto).
Ore 12.00 partenza per il rientro a Rovigo. Costo: adulti € 12,00 - ridotti € 6,00

Domenica 14 ottobre: Il Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri
Ore 9.00 incontro dei partecipanti all'ingresso della fiera e partenza per Rosolina Mare per raggiungere il Giardino Botanico, una delle Oasi più belle del Parco Regionale Veneto del Delta del Po.
Camminando tra la macchia mediterranea, lungo i sentieri che profumano di elicriso, si potrà osservare il susseguirsi della vegetazione dal mare alle dune consolidate e, soprattutto ammirare i colori autunnali dei settembrini, del limonio e della salicornia.
Oe 12.40 circa rientro a Rovigo. Costo: adulti € 8,00 - ridotti € 6,00
Info e prenotazioni 0426 662304 fax 0426 661180

lunedì 8 ottobre 2007

A Rovigo la prima Fiera delle Parole: 11/14 ottobre 2007


Informare, raccontare, creare emozioni. La parola nelle sue forme, con le suggestioni che è in grado di evocare, è il filo conduttore de " La Fiera delle parole " festival che si svolge a Rovigo per quattro giorni da giovedì 11 a domenica 14 ottobre 2007.
La Parola come strumento per affrontare i temi dell'attualità, per parlare di Pace, Giustizia, Etica, Impresa, Letteratura, Cinema, Legalità, Politica, Informazione, Solidarietà....
Parole e musica, parole e immagini...poesia e letteratura, cinema e fotografia.
Parole che pesano o accarezzano, parole...
Un programma articolato e ricchissimo di iniziative tra aperitivi e approfondimenti con scrittori, giornalisti, docenti universitari, imprenditori, magistrati, artisti: con mostre di pittura, scultura, fumetti, proiezioni di corti e documentari.
A fare da palcoscenico l'area del quartiere fieristico Cen.Ser, all'interno dello spazio completamente recuperato dell'ex Zuccherificio, suggestivo esempio di architettura industriale di fine Ottocento.
Un'attenzione particolare è rivolta al mondo della scuola e all'editoria, con le "lezioni" che sono chiamati a tenere gli ospiti della rassegna agli allievi degli istituti di tutti i livelli e grazie a uno spazio dedicato al mercato dell'editoria: un'iniziativa che coinvolgerà oltre cento case editrici. La Fiera della Parole può contare sulla collaborazione di un grande disegnatore come Sergio Staino, che ha ideato il manifesto della rassegna e che sarà presente, con altri lavori, nei giorni della fiera.
Museimpresa, associazione nazionale promossa da Assolombarda e Confindustria, - curerà la sezione "La parola all'Oggetto", che si propone di avvicinare il pubblico all'esperienza e alla storia di alcune delle imprese che hanno contribuito allo sviluppo e alla diffusione del made in Italy.
I curatori di alcuni musei e archivi d'impresa lasceranno infatti "parlare" un oggetto o un documento da loro scelto come testimone carico di significati per la storia dell'impresa.

Tratto dal sito di ”Caterpillar”

sabato 6 ottobre 2007

Enogastronomia: Branzino in crosta di pasta sfoglia.


Premetto che questa ricetta mi è stata insegnata dal mio carissimo amico Maurizio G. in arte "Bustarelli", da sempre (almeno 20 anni) ai fornelli.

Andate al mare e pescate un branzino che pesi almeno mezzo chilo o più, e se non ci riuscite andate in pescheria. Chiedete al pescivendolo di sfilettarlo, se non ce la fa o non vuole, cambiate pescheria, e se anche in questa l'esito è negativo, fatelo da soli, chiedete in ogni caso al pescivendolo di pulirvelo dalle interiora.
Sfilettarlo è facile: tagliate testa e coda al pesce, incidete con un coltello ben affilato la pelle sulla schiena da entrambi i lati, al di qua e al di la della pinna dorsale, e poi sotto la pancia operate un unico taglio verso il capo e verso la coda proseguendo quello già fatto dal pescivendolo per lo svisceramento.
A questo punto partendo dalla coda, infilate tra polpa e spina la lama del coltello a piena lama, e pian piano seguite la spina fino alla fine, staccherete così la prima parte di filetto, stessa cosa per il resto che vi rimane. Ora avete i due filetti, che però hanno ancora la pelle del povero branzino attaccata, per cui, con il coltello fate un piccolo taglio dalla parte della coda tra pelle e polpa che vi permetta di prendere con due dita la pelle, e con l'altra mano con il coltello (sempre a piena lama) seguite a filo la pelle che non si taglierà, e vi permetterà di staccarla completamente. Recuperate poi anche il grasso e la parte marrone che vi rimane attaccata. Pelle, spina e testa vanno tenute da parte e poi vi spiegherò il perché, e recuperate poi l'eventuale polpa rimasta in eccesso (soprattutto dentro la testa)da aggiungere al filetto insieme a grasso e parte marrone.
A questo punto avrete i vostri due filetti: tastateli per sentire se sono rimaste delle grosse spine... (dettagli).
Prendete poi della pasta sfoglia surgelata, quella in rotolo, di solito ce ne sono due per confezione. Dopo averla fatta scongelare, stendetela e infarinatela con farina 00 sotto e sopra, appena appena, giusto per far diventare la pasta manovrabile è cioè meno appiccicaticcia di quello che è. A questo punto mettete uno dei due filetti al centro o ai lati della sfoglia, metteteci sopra una o due fette (in base alla grandezza del filetto) di prosciutto crudo, meglio salato, ripeto, una o due fette non di più, e alcune foglie sparpagliate (un rametto 10 - 15 foglie) di rosmarino. Chiudete il tutto e arrotolatelo. Schiacciate anche i due capi del rotolo, in poche parole fate un bel fagotto. Sbattete a parte un rosso d'uovo che andrà pennellato su tutto il fagotto, appoggiare il tutto su una teglia con carta da forno. Infilare in forno preventivamente riscaldato a 200 gradi, cottura dai 35 ai 45 minuti in base alla fedeltà del forno, se la crosta diventa completamente nera, datelo al gatto, se è un bel rosso mattone dorato è pronto da mangiare. Stessa operazione con l'altro filetto, l'ideale è cucinarlo al pomeriggio e mangiarlo alla sera, bisogna in ogni caso aspettare un po' da quando si estrae dal forno prima di tagliarlo, buono anche freddo o leggermente riscaldato, si serve a fette di 2 cm, o, ... fate voi.
Con testa, spina e pelle si fa un buon brodo, base essenziale per cucinare un ottimo risotto. Al supermercato, acquistate una di quelle basi di pesce surgelate (cozze, vongole, code di gamberoni, calamari, seppie, polipo ecc...,) garantisco, è pesce più fresco e meglio conservato di quello del pescivendolo. Dopo aver soffritto, in buon olio di oliva (se non c'è, amen), una mezza cipolla e uno spigolo d'aglio (poi toglietelo, se non siete dei punk-alimentari), buttate in pentola il pesce e appena inizia a uscire il sugo di cottura, a fiamma bella viva, aggiungete una spruzzatina di vino bianco (quel mezzo bicchiere che vi è rimasto della bottiglia che vi siete scolato durante la preparazione precedente) che deve evaporare in poco tempo. Abbassare la fiamma e man mano che serve aggiungere acqua o brodo. Il tutto richiede una bella mezza oretta, assaggiate i pezzi più duri, tipo seppia o polipo, che non devono essere toppo molli, a questo punto aggiungere il riso e continuare la cottura con il brodino di branzino.
N.B. cozze e vongole del surgelato, sarebbe meglio aggiungerle a metà cottura del risotto perché hanno una cottura breve e potrebbero risultare un po' "spappolate",
salare, pepare e prezzemolare, il tutto a gusto e piacimento.
Il vino per la cenetta: io mi servo da quella che considero la fiaschetteria più fornita del Delta che si trova a Taglio di Po, è quella di Luca Franzoso, si chiama SPIRITO DI VINO, a me piacciono i bianchi veronesi tipo Soave o Custoza oppure i friulani del Collio, se ci andate, dite che vi mando io, nella speranza che la prossima volta che ci vado mi faccia qualche sconto.
Musica consigliata per preparazione o degustazione: THIEVERY CORPORATION "The richest man in babylon".
Buon appetito.

venerdì 5 ottobre 2007

“Eolo” (1918 – 1945) di Gianni Sparapan

Eolo” (1918 – 1945) di Gianni Sparapan, romanzo, prima edizione aprile 2002, edizioni Apogeo (Adria), seconda edizione aprile 2006 A.P.S. ( Rovigo), 158 pagine.
E’ uno di quei libri che divori in un attimo, che quasi ti spiace che sia finito. Bravissimo l’autore, nel raccontare la storia romanzata di Eolo Boccato e della sua banda partigiana, l’unico gruppo antifascista che continuò in Polesine la lotta armata contro i fascisti di Salò, anche nell’inverno 1944 – 45, quando il fronte alleato era fermo, in attesa dell’offensiva finale di primavera.
“La testa è in vetrina, ma Eolo cammina”, così si diceva ad Adria di Eolo Boccato, dopo la sua cattura e uccisione, avvenuta la domenica del 4 febbraio 1945, seguita dalla macabra esposizione, in tipico stile fascista, della testa del partigiano nella vetrina del consorzio agrario, situato nella via principale della città, davanti a cui gli adriesi, costretti dai fascisti, dovettero passare per vedere la fine del "bandito".
Ed è con questa frase che il più delle volte terminano i racconti di mia madre (classe 1931), quando io e i miei fratelli, la interroghiamo sui tempi della guerra e sul fascismo. Anche se al tempo mia madre era una bambina adolescente, il ricordo è tuttora vivo in lei, segno che ad Adria, la cosa al tempo deve aver fatto parecchio scalpore. Non ci ha però, mai saputo raccontare bene come andarono i fatti, che oggi scopro e m’incanto nel leggerli nel libro di Sparapan, fatti che seppur tristi e crudi, Sparapan, a mio parere, riesce a rendere affascinanti.
Nel suo precedente libro, Adria partigiana, Sparapan raccoglie le versioni degli stessi fatti storici, che nella semplice lettura del profano, fanno di Eolo uno sbandato, un bandito, un ladro assassino.
Rivalutato in quest’edizione libraria di Sparapan, dalla lettura del libro e rimembrando la frase tante volte sentita, io penso che Eolo Boccato, il partigiano anarchico, un uomo dotato di grande e invidiabile coraggio, anche da morto, abbia fatto tremare i fascisti e abbia senza dubbio diffuso per Adria e per tutto il Delta, lo spirito di libertà che tuttora aleggia.

lunedì 1 ottobre 2007

Enogastronomia veneta


domenica 30 settembre 2007
I fagioli di Sernaglia della Battaglia (TV) vincono il primo premio del concorso "Piatto a Km Zero".
Imminente l'approvazione della prima legge regionale che promuove il consumo del cibo che non inquina
E' Andrea Stella, chef del locale "Dalla Libera" di Sernaglia della Battaglia (Tv) il vincitore della prima edizione del concorso "Piatto a km zero" indetto da Coldiretti Veneto in collaborazione con l'antica Trattoria "Ballotta" di Torreglia (Pd) e la casa editrice Terra Ferma.
Con la zuppa di fagioli borlotti, patate e cotechino, Andrea Stella si è aggiudicato il primo premio, superando di poco il collega Gino Vellere del Ristorante "Via Verde" di Velo Veronese che ha proposto gli gnocchi di malga sbatui.
La singolare gara, svoltasi a Torreglia ha coinvolto sette cuochi provenienti ciascuno da una provincia del Veneto che si sono sfidati nella realizzazione di una ricetta che rispettasse sapere, sapori e i criteri del "km zero".
L'iniziativa è legata alla promozione dei "menù a km zero" che si stanno diffondendo sempre più grazie a quei locali che hanno liberamente scelto di attenersi alle norme che lo caratterizzano: ovvero servire pasti realizzati con prodotti allevati, coltivati o raccolti a una distanza minima dal punto in cui vengono cotti e portati in tavola.
"Si tratta di una scelta imprenditoriale che valorizza il patrimonio enogastronomico regionale e contemporaneamente riduce l'impatto ambientale in quanto le produzioni agroalimentari non devono fare lunghi percorsi per giungere al consumatore finale - ha spiegato Giorgio Piazza presidente di Coldiretti Veneto durante la serata.
Una filosofia vera e propria che trova nella futura legge regionale di iniziativa popolare sostenuta da 25 mila firme l'atto concreto per orientare le mense collettive (scolastiche ed ospedaliere) e la ristorazione privata al consumo delle tipicità locali quale contributo alla riduzione dell'inquinamento e sostegno all'eccellenza del "Made in Italy".
La giuria popolare ha votato tramite una scheda assegnando la maggioranza delle preferenze ad un piatto della tradizione rurale, che evocava sapori semplici ed antichi che sommano solo 4 km dal posto di produzione alla cucina.
Terzo classificato il dolce presentato da Diego Bernardi "il cuoco di casa Ballotta" che ha preparato una focaccia di uva fragola e un semifreddo di castagne con salsa di cachi (km 5,2).
Il presidente della IV Commissione regionale agricoltura, Clodovaldo Ruffato, ha consegnato il distintivo della Regione Veneto a tutti i concorrenti annunciando l'imminente approvazione del "legge del km zero", unica nel suo genere in tutta Italia.
Tratto da greenplanet.net

Eni 30 per cento.




Eni 30 per cento (www.eni.it), penso che lo sappiate tutti, è una serie di consigli, 24 per l’esattezza, che l’ Eni ha pubblicato nel suo sito e diffonde per radio e televisione al fine di permettere a noi cittadini di risparmiare fino al 30% sulle spese dei consumi di acqua, luce, gas e carburante. Il tutto con il contributo e l’appoggio del Governo.
Ma come sempre Eni e Governo predicano bene a razzolano male. Prima cosa, a capo di
questa iniziativa c’è Paolo Scaroni*** ex amministratore delegato dell’Enel (attuale amministratore delegato Eni) spostato in questa posizione dopo essere stato condannato con Franco Tatò per i danneggiamenti ambientali causati nel Delta del Po dalla centrale elettrica di Porto Tolle.
Scaroni sa bene come risparmiare per produrre energia. Questo mio cappello introduttivo non vi deve però influenzare su quello che segue che è il vero nocciolo della faccenda e cioè l’analisi della mia bolletta del gas – metano fornitomi dall’ Eni.
Premetto che faccio regolarmente l’auto-lettura ed è quello che con questo post voglio consigliare a tutti, perché questi signori, si fanno una barca di soldi per mantenere i loro incredibili stipendi a nostre spese, o meglio sulle nostre fatiche quotidiane.

Fattura per la fornitura di gas:
Periodo riferimento: 29 giugno 2007 – 30 agosto 2007
Lettura fatturata: 36911
Consumo: 79 metri cubi
Importo: 52.68 Euro

Bene ho pagato 52.68 Euro, andiamo a vedere come sono ripartiti questi Euro.

Quota fissa di distribuzione euro 5,00 - ok le spese di gestione ci sono
Tariffa variabile distribuzione – scaglione 3 mc 79 x € 0.06103203 al mc = € 4.82, più consumi più paghi, ma non ho la più pallida idea di cosa si tratti, vabbè l’ignoranza si paga.
Tariffa di vendita dal 28/06/2007 al 01/07/2007 mc 4 x € 0,31359075 = € 1,25
Dal 01/07/2007 al 30/08/2007 mc 75 x € 0,30415541 = € 22.81, stranissima anche questa cosa, ma non troppo, Eni mi fa pagare il gas in base alle variazioni di mercato, che ancora una volta non conosco, ma di certo è che il gas metano non dipende dal petrolio e se i responsabili dell’Eni e del Governo non riescono a fare una politica di mercato che garantisca un prezzo fisso di consumo all’utente per almeno un anno, è meglio che se ne stiano a casa e non rubino lo stipendio. In una qualsiasi ditta privata (vedi es. nella vendita del gas butano) un direttore che non riesce a fare ciò, viene immediatamente cacciato o la ditta fallisce.
Imposta di consumo (l’Eni in una apposita nota specifica che queste sono “imposte di consumo erariale”) mc 36 x € 0,17320000 = € 6,24 i metri cubi rimanenti invece hanno un’imposta di consumo diversa mc 43 x € 0,04630000 = € 1,99.
Imposta addizionale regionale all’imposta di consumo sul gas metano. Rivalsa sull’importo versato alle regioni. mc 43 x € 0,01988400 = € 0,86 mc 36 x € 0,02582300 = € 0,93, la tassa della tassa, tenete poi presente che al tutto dobbiamo aggiungere l’IVA del 20%, a questo punto la tassa, della tassa, della tassa. Ecco dove il governo è ladro. Che c…. mi venite a raccontare di finanziaria leggera, risparmio energetico e balle varie, quando devo pagare la tassa, della tassa, della tassa?
Cos’ho consumato io in euro/gas in due mesi? 22.81 euro, quanti ne pago? 52,68, più del doppio.
Ma la truffa e la presa per il c… non è finita perché la lettura fatturata di 36911 mc è presunta, in realtà il mio contatore ad oggi segna 36762 e cioè 149 mc in meno di quello che si presume io abbia consumato ed è quasi il doppio in meno di quello che mi fanno pagare, ma che in realtà in termini di soldini io dovrei avere indietro dall’Eni. Ma il bello è che nella prossima fattura prevista per il 24 ottobre 2007 l’Eni presume che il mio contatore, con condizioni climatiche normali, segnerà 37060 e cioè un ulteriore consumo di 149 mc, considerato che 149 già gli avanzo e che in 23 giorni non consumerò mai altri 149 mc di metano,io sarò a credito dall'Eni di quasi 300 mc.non consumati. Ecco le truffe dell’Eni.
Dal 18/10/2007 al 21/10/07 posso fare l’autolettura e comunicarla al numero verde, la posso fare solo in quei tre giorni e in ogni caso non sostituisce la lettura periodica del loro incaricato, me lo devo scrivere, ricordare, puntare sveglia, telefonino, scrivere in agenda e calendario,... voglio i miei 150,00 euro, altro che Eni 30%. Andate a fare in c… voi e i vostri consigli.



*** Nel 2006 viene processato dal tribunale di Adria, in qualità di amministratore delegato dell'Enel all'epoca dei fatti, per aver inquinato, con la Centrale di Porto Tolle, il territorio del Delta del Po.. Viene successivamente condannato ad un mese di reclusione, a titolo colposo, pena che viene convertita in un'ammenda di 1.140 euro.(Fonte wikipedia)
Clicca il titolo per andare sul blog dell'"Esorciccio" da cui ho tratto la foto per tovare altre chicche sull'Eni.