mercoledì 26 settembre 2007

I don't know !


“Il Gazzettino” è il giornale presente in tutti i bar del Delta. Anche nel mio blog che tutto sommato è un piccolo bar c’è il link “cronache del Delta” alle pagine disponibili on line del giornale. C’è però differenza tra notizie lette al bar e notizie pubblicate che mi sanno tanto da discorsi da bar.
Mi riferisco a questo articolo:

IL CASO: E gli storioni con il microchip finirono in padella
La provincia di Rovigo è di nuovo maglia nera.
È l'unica delle sei che partecipano al progetto Life per la reitroduzione dello storione nelle acque dei fiumi della Pianura padana, a non aver potuto dimostrare che gli esemplari immessi, dotati di microchip sottocutaneo, stanno effettivamernte ripopolando i corsi d'acqua. E la colpa sarebbe proprio dei polesani. O per meglio dire dei circa 18mila appassionati che, armati di lenze e bilancini, frequentano le rive dei corsi d'acqua del Polesine. I pesci infatti una volta catturati dovrebbero essere trattenuti dal pescatore che, contemporaneamente, avvisa il corpo della Polizia provinciale dell'avvenuta cattura in modo che i dati sugli spostamenti e l'accrescimento del pesce siano monitorati e archiviati. Ebbene, che succede in Polesine? Semplicemente nulla. Nel senso che chi cattura gli storioni invece di allertare gli organismi preposti, evidentemente nasconde tutto e fa finire il pesce... in padella .Insomma, stavolta c'è poco da lamentarsi delle dimenticanze altrui, di mancati finanziamenti o del ruolo secondario in cui è spesso stata sospinta la terra tra Adige e Po al cospetto delle realtà limitrofe più fortunate. È una mezza figuraccia e basta. Perché il progetto coinvolge le province di Venezia, Treviso, Verona, Padova, Ferrara, Piacenza, Cremona oltre a Rovigo, con circa 30mila esemplari distribuiti negli areale individuati per una maggiore sicurezza dell buon fine dell'immissione. E mentre tutte le altre realtà locali stanno monitorando i risultati ottenuti con la collaborazione dei pescasportivi, in viale della Pace, sede del settore Pesca provinciale, stanno ancora aspettando di sapere che fine abbiano fatto gli storioni rilasciati nei rami del Po e negli altri corsi d'acqua prescelti.
I dati del progetto Life verranno illustrati oggi a Rosolina mare ma visto quel che è accaduto finora, restano pochi dubbi sul livello di consapevolezza dei pescasportivi locali verso le finalità di un'iniziativa tarata su basi scientificamente programmate.
(F.P) venerdi 21 settembre 2007

Tra le tante cose che ho imparato nella vita, una tra tutte è questa “se non hai nulla da dire stai zitto” o se proprio vuoi dire qualcosa dillo al bar, nei momenti di cazzeggio giusto per far ridere la gente.
Penso che anche il giornalista in questione adotti questa formula non verbale, ma scritta, giusto perchè sia letta al bar. Peccato però, che tutti non conoscano questa formula è in molti ci credano, o se addirittura letta da estranei alla zona o da turisti, ci faccia fare una bella figura di m…

Per smontare tutto ciò e dire che noi Polesani e Bassopolesani non siamo così incivili come F.P. (penso anche lui Polesano) ci vuol far apparire riporto un articolo (altro paradosso) dello stesso giornale in cui lui scrive e scritto addirittura da lui stesso.

Rovigo:
La pesca sportiva in Polesine parla sempre più straniero.
Non lascia dubbi il rendiconto mensile fornito dagli uffici provinciale di viale della Pace. I permessi trimestrali per la pesca con canne e bilancino rilasciati dall'ufficio Pesca a immigrati o vacanzieri che arrivano in Polesine soprattutto dall'Est europeo, sono schizzati nel 2007 a quota 2.046, oltre 200 più del 2006, superando nello stesso periodo, vale a dire dal 1. gennaio al 31 luglio, le licenze nuove o per rinnovo di tipo "B" - le più richieste tra chi ha superato i 18 anni e ne ha meno di 70. I permessi per la normale pesca sportiva (quattro canne con amo o bilancino con rete da un metro e mezzo) infatti sono state 1.644, mentre le autorizzazioni per la pesca degli under 18 sono state 63 e per gli ultrasettantenni 170.
Ci sono poi 217 licenze di Tipo "A" per la pesca professionale e 243 tesserini regionali rilasciati per la pesca in zona "A".
Il settore, dopo l'elaborazione dei dati effettuata dal funzionario Lorenza Barion, ha fornito anche l'elenco dei ritrovi di pesca sportivi ai quali fanno riferimento gli stranieri che arrivano in Polesine soprattutto per pesca re il siluro. Ne fanno parte l'Andy Wallercamp, il Waller club, il Waller Paradise, Rivoli Lodge, De Stefani, Wacp, Moretto, Menini Giovanni, Meridiana 2000, Granata Elia, Frederking "Angel" Ke'Zai Gabriella, Periotto, S. Maria Maddalena e alcuni privati. Quanto alle nazionalità di provenienza degli stranieri, la parte del leone la fa l'Austria seguita dalla Germania, dall'Ungheria e dall'ex Cecoslovacchia. Ma non mancano svizzeri, polacchi, olandesi, rumeni e albanesi. Fa meno scalpore degli anni passati invece il fenomeno dei razziatori di siluri che, dietro il paravento della pesca sportiva, perpetravano vere e proprie mattanze di ogni tipo di pesce. L'analisi dei dati verrà però presto effettuata dall'assessorato provinciale alla Pesca .
(F.P.) martedì 28 agosto 2007.

Sarà mica che gli storioni gli peschiamo tutti e solo noi? E i razziatori di siluri? E quelle 2.046 licenze concesse a immigrati, austriaci, tedeschi, svizzeri e ungheresi più altri abitanti dell’est europeo? E la nostra acqua più inquinata rispetto alle altre più a monte non avrà inciso nella riuscita del progetto?, E l’età degli storioni liberati, qualcuno diceva che erano toppo piccoli per essere liberati? E che sia la prima esperienza di questo tipo per cui bisogna mettere a punto ancora qualcosa? Niente, niente di niente, “La provincia di Rovigo di nuovo maglia nera”.
Stà di fatto che lo sforzo e il lavoro di tanta gente sputtanato così in due righe, non viene replicato né dai pescatori nè dalle loro associazioni, né dalla Provincia e neanche dall’Ente Parco fautore in prima linea del progetto.
Avrà forse ragione F.P.? Siamo cosi incivili? O lo storione è talmente buono da mettere d’accordo tutti?
I don't know,
non lo so
qualcuno mi aiuti a capire.

martedì 18 settembre 2007

18 settembre 2007 ore 04.50


Sono stato svegliato stamattina prestissimo, verso le 05.00, da qualcuno che mi tirava i sassi sulla finestra, così mi sembrava nel sonno, ma non erano proprio sassi, era grandine, "chcchi" di grandine. Sono sceso dal letto e sono andato fuori per vedere cosa accadeva e i possibili danni povocati, accompagnato da inquetudine e curiosità.
Non ho mai visto nulla del genere. Le auto erano fuori, ma a pensare di beccarmi uno di quei "cuogoli*" sulla testa per spostare la macchina è poprio il caso di dire "alà belo, so mina mato", e mi sono incantato a guradare. Ho provato a fare delle foto per documentare il fatto e per farle vedere a Martina e Mattia che dormivano, ma con il buio e il movimento oltre l'eccitazione, non sono venute un granchè, ho provato anche a raccogliere qualche "chicco" e fare delle foto sul marciapiede o sul tavolo, ma anche queste non rendevano. Così pensando a un mio conoscente che conserva in frezeer campioni, debitamente insachettati per annata, di tutte le nevicate avvenute ad Adria a partire dal 1967, ho fatto la stessa identica cosa, ho preso alcuni tra i "chicchi" più grossi, li ho congelati e me ne sono tornato a letto, a pranzo avrei potuto esibirli. Martina e Mattia hanno così visto il tutto dal vivo, il campione in foto pesa 21 grammi e ha un diametro di 42 mm., la prima volta che sono senza ghiaccio per lo spritz, me lo metto nel bicchiere.

* I "cuogoli" sono grossi sassi di forma ovoidale e di vario colore con cui, con arte ormai sconosciuta, si ricoprivano le strade.
Non mi riferisco ai "sanpietrini" cubetti di porfido opoortunamente lavorati, il "cuogolo" è un sasso al naturale. Ad Adria ricordo costruite in questa maniera piazza XX Settembre e piazzetta Buzzolla e anche qualche vicolo, non ricodo bene dove, ma c'erano, che belli. Poi sono stati sostituiti prima dall'asfalto, poi in anni successivi, quando nasce un minimo di coscenza di conservazione del patrimonio storico, sostituito a sua volta con i "sanpietrini", ma non è la stessa cosa.
Chi posa i "cuogoli" si chiama "pianta cuogoli"
Una bellissima piazza in "cuogoli" è nella corte del Castello della Mesola, (Delta del Po).

sabato 15 settembre 2007

Gente polesana


… Gente indocile la polesana, amara, di poche parole, sentenziosa e amante del vino e delle strambe fantasie; gente violenta, rissosa, oppure piena di abbandoni, capace di avarizie feroci, e di squisite gentilezze, portata alla solitudine, ai pregiudizi alle superstizioni, con individualità, come ha scritto Marchiori, del tipo toccato dalla follia.
Perchè in tutti noi, segreto, ma avvertibile, esiste un filone di pazzia nordica. Di qui perciò, nelle sere insolite, il gusto della bravata, del gesto. Dove trovare infatti se non nella Bassa Polesana, quella starna allegria di disperati e di bestemmiatori, quei tipi pittoreschi di vagabondi, anarchici fino al midollo delle ossa, che campano di espedienti, ricchi di miseria, marci di reumatismi e di artrite, quei solitari delle valli che vivono di frodo e di caccia abusiva?
Tipi che arrivano in paese una volta alla settimana, e li diventano ciarlieri e gesticolanti, cordiali quanto sono stati chiusi e muti tutta la settimana, passata tra acqua e cielo. E di quello che raccontano e dicono, almeno una buona metà è inventata frutto della fantasia, perché nella solitudine niente lavora più dell’immaginazione. Da un simile ambiente, da un modo preciso di vita, deriva, perciò la diffidenza nostra verso chi parla, verso la parola stessa. Apparentemente ascoltiamo, e invece con la mente siamo lontani, perduti dietro chissà quale immagine. Ecco perchè ogni tanto usiamo battere la mano sulla spalla di chi conversa con noi. Per ridestarlo. …

Tratto dal libro “Cronache dell’alluvione” Polesine 1951 di Gian Antonio Cibotto, gentilmente regalatomi dal libraio del Delta, Sig. Fioravanti di Taglio di Po.

E’ una descrizione perfetta, bene o male noi polesani siamo così, analisi ancora più azzeccata per la gente del Delta a cui mi associo, e a cui spesso, a molti, batto una mano sulla spalla…
E’ la nostra indole, ricalcata esattamente come dice Cibotto, nell’ambiente in cui viviamo, tra acqua e cielo, è la nostra identità, il nostro essere, che nel tempo non è mutato. Da giovani questo non si capisce e lo si disprezza, ma con il tempo si impara a conviverci e a vederlo con occhio differente fino a capire il senso e la libertà che si è sempre assaporata nel Delta e apprezzare la dignità, che nonostante tutto, alluvioni comprese, in ogni occasione, il popolo deltizio ha sempre dimostrato.
Non è poco! Io ne vado fiero.

venerdì 14 settembre 2007

Schei e osei.



Traduzione del titolo: Soldi e uccelli.

Di recente sono passato per la Slovenia e mi è venuta in mano, a dire il vero è finita in mano al mio Mattia che furbo e svejo (sveglio) com’è, me la fatto subito notare una moneta da un centesimo di euro, moneta che la Slovenia utilizza da quest’anno (2007), con impresso su una facciata un uccello, si tratta di una Cicogna. La cosa mi ha incuriosito anche perchè sulla moneta da una kuna, moneta ufficiale in Croazia, è impresso un Usignolo, cercando poi tra gli euro si trova ancora la Civetta sulla moneta da un euro della Grecia e due Oche in quello Finlandese.
Bizzarria ornitologica: posso chiedere di segnalarmi altre monete europee che riportino immagini di avifauna, grazie fin d’ora a chi fornirà collaborazione.
nico.dona@gmail.com

giovedì 13 settembre 2007

Progetto “Percorso d’arte nel Delta del Po”



Percorso d’arte nel Delta del Po, voluto dalla Regione e dalla Camera di Commercio di Rovigo, ha l’obiettivo di far scoprire all’Italia e all’Europa una zona di straodinario valore naturalistico nonché più grande zona umida d'Italia e di interesse internazionale.


Il percorso, che coinvolge i comuni di Rosolina,Taglio di Po, Ariano Polesine e Porto Viro passa attraverso i luoghi più interessanti della zona del Delta, siano essi luoghi d’importanza naturalistica, culturale o storica.
Il progetto ha visto l’istallazione di 4 diverse opere d’arte nelle 4 sedi strategiche scelte quali porte di ingresso nel Delta. Rivà di Ariano Polesine è la porta Sud sotto il Po di Goro, ai confini con il Delta Emiliano, sulla S.S. 309 Romea subito dopo la bellissima Mesola. Rosolina è invece la porta Nord, sempre sulla S.S. Romea subito dopo l’Adige, che con il Po di Goro formano i due confini naturali del Parco del Delta del Po. L’entrata Est e cioè dal mare è rappresentata da Porto Levante, quella Nord che si può considerare come la porta d’ingresso nel cuore del Delta è rappresentata da Ca’ Vendramin nel comune di Taglio di Po. Questo percorso di arte e natura è una combinazione insolita che dovrebbe fungere da richiamo per nuovi visitatori.
Il turista sarà accolto, da qualunque direzione entri, da un’opera d’arte scelta in base al legame simbolico con il territorio.
La volontà è quella, prima di tutto, di conservare e far conoscere le risorse esistenti sul territorio, per questo si è ricercata la continuità tra opera e luogo. Ne è esempio la scelta della sede della prima tappa del percorso, il Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin, con l’ex idrovora ora museo, simbolo della storia del Polesine e dell’innovazione tecnologica che ne ha reso possibile lo sviluppo.

La prima opera “Oasi del Tempo” (in foto) di Simon Benetton, artista trevigiano di fama nazionale e internazionale, è stata inaugurata sabato 8 luglio 2006 presso la sede del Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin nel comune di Taglio di Po.
La scultura Oasi del Tempo, vincitrice del concorso europeo indetto da Polesine Innovazione, è stata quella che ha meglio interpretato l’equilibrio tra i diversi elementi naturali protagonisti del Delta.
La convivenza di acqua, terra e vento ha ispirato all’artista un’opera che rappresenta delle “canne al vento” realizzata in acciaio cor- ten, materiale resistente agli agenti naturali. Dalla motivazione della Commissione esaminatrice, presieduta dal giornalista e scrittore Gian Antonio Cibotto, si legge: ‘per la sua semplicità e la sua essenzialità, ma anche per la sua pregnanza espressiva, la scultura di Benetton si è immediatamente imposta. “Canne al vento” che diventano quasi un “genius loci” e l’immagine stessa della duttilità di un territorio che è stato strappato alle acque per trasformarsi in propaggine ultima di una pianura fertilissima e di un paesaggio smemorante’.

“Migrazioni”, la scultura dell’artista Marino Di Prospero è stata inaugurata sabato 9 giugno 2007 a Rivà di Ariano nel Polesine .Lo stesso artista, ha descritto l’idea ispiratrice dell’opera come l’incontro di due realtà. La prima naturalistica espressa dall’idea delle migrazioni degli uccelli della zona del Delta così unici e legati all’acqua; la seconda, riguarda le genti del Polesine costrette ad emigrare e legate alla propria terra in continua lotta con tra il fiume ed il mare. L’opera, che rappresenta una barca quasi sollevata da ali di uccelli, ricorda all’artista un passato in cui si doveva lasciare le proprie terre per trovare fortuna altrove tanto in Polesine quanto in Abruzzo, sua terra natale.
“La scultura è la rappresentazione di una migrazione di persone e al contempo di una migrazione di uccelli, - ha spiegato l’artista - è un volo, è un viaggio di una barca. E’ il ricordo dell’esodo di massa che ha visto le genti del Veneto fino ad un tempo relativamente recente costrette a cercare fortuna in altre parti del mondo”.

L’opera “Guardiano del mare” dell’artista Cynthia Sah (nata ad Hong Kong nel 1952) è stata inaugurata il giorno 30 agosto 2007, presso i Moli Foranei di Porto Levante all’estremità orientale del Parco Regionale del Delta del Po, simboleggia una sorta di ingresso nel Delta del Po per chi arriva dal mare. “Guardiano del mare” è la terza delle quattro opere previste dal progetto.
“Guardiano del mare” è un’opera costituita da un monoblocco di marmo di Carrara (dimensioni mt. 1,55 x 0,75 x 3,60), che ripropone nella sintesi le forme della natura (una conchiglia, un’ala di uccello, una foglia) e che respira in lievissime curvature e sinuosità come se fosse la brezza del mare a modellarlo. Là dove il fiume conclude la sua corsa instabile per sciogliersi nel mare, c’è una sorta di bianchissima stele che suggerisce l’inviolabilità e l’immobilità dei suoi movimenti per dire che l’eternità è fatta di tanti frammenti di tempo che si saldano in una sola forma , concreta e visibile, ma nel contempo aerea e volatile. Un guardiano del mare che ispira protezione e garantisce una presenza, un’entità protettiva che sorveglia le acque e diventa un punto di riferimento. Un elemento in balia del vento, circondato dall’immensità del mare ma allo stesso tempo solido e fermo come un faro.

Manca la quarta opera che sarà inaugurata a breve in quel di Rosolina.
Le notizie sono in parte tratte dal sito di Polesine Innovazione.

sabato 1 settembre 2007

Venerdi 31 Agosto 2007 ore 10 e 07.




Non si può mica mai scherzare eh?
In riferimento al mio post del 24 agosto scorso,io parlavo di fulmini e non di saette , sta di fatto che oggi 3 agosto 2007 alle ore 10.07 am. ad Adria ne è arrivata una che ha colpito e fortemente danneggiato (in foto) il campanile della Basilica di S. Maria Assunta detta della Tomba. La Basilica si trova nella zona sud di Adria cioè nella zona più antica e del centro della città sia in epoca Etrusca, sia in Epoca Romana quando si incrociavano importanti vie Romane tra cui la via “Popilia” e la via “Annia”. Il termine “Tomba” sembra derivi da “tumulus” probabilmente una duna di certo una zona più alta, ed è chiaro che in zone paludose e soggette ad alluvioni come le nostre, i villaggi e i luoghi di culto nascessero nelle zone più alte, così come le strade che seguivano i cordoni dunosi che bene o male portavano ad Adria.
Si vuole che il campanile attuale che risale agli anni 30 – 40 del secolo scorso che ricalca nelle sue linee quello veneziano della Basilica di S. Marco (architetto G.B Scarpari, suo pure il teatro e il museo) sorga su un precedente del 1700 a sua volta costruito sui basamenti di un antico faro.
C’è confusione totale in città su questa teoria, qualcuno lo vuole con gli anelli dove si legavano le barche, in chiesa una incisione su marmo lo vuole proprio così con canali intorno e barche a vela, fuori targhe in latino ricordano antichi marinai romani.
Analisi: quando ad Adria c’era il mare, Adria non c’era, ovvio, quando ad Adria c’erano gli Etruschi (IV – VI sec . a.C.) gli scambi con le navi greche avvenivano nelle paludi dei “Sette mari”, identificabili nelle zone di Loreo, in epoca Romana (a partire dal I sec. d.C.) i porti si trovavano a S. Basilio e a Cavanella d’Adige, ad Adria sia in epoca etrusca che romana, vi si giungeva con piccole imbarcazioni attraverso una fitta rete di canali. Probabilmente un sorta di lanterna posta in un luogo più alto (tumulus) sorgeva in epoca romana, quando il mare da Adria era ormai abbastanza distante, per cui un faro interno e non un faro marittimo, posto tra l'altro all’incrocio delle predette strade. L’inganno e aumentato poi dalle targhe e dagli anelli attaccati alle mura del campanile (quest'ultimi ora non più presenti)elementi che possono far viaggiare la fantasia, ma sono semplicemente targhe e addobbi a ricordo di un certo figlio di console militante in marina.
Mi dispiace per l’accaduto, molto, primo perché è la chiesa dei Frati poi perché è un bel gioiellino di storia adriese, e se poi è come il restauro della Torre Campanaria o Torre dell’orologio di Piazza Castello, siamo merdi, perché la rivediamo tra 15 anni.