Nella giornata Europea del Patrimonio diamo notizia
che Giovedì 26 settembre, a tre mesi dalla perdita del “monumento verde” del
Delta e del Polesine, a San Basilio, si è riunito spontaneamente un gruppo di
circa una ventina di cittadini provenienti dai comuni di Ariano e da altri
comuni del Delta e del Polesine, persone appartenenti a mondi diversi
(associazionismo, scuola, operatori turistici, naturalisti, tecnici forestali,
artisti), uniti dall’amore per la quercia di San Basilio, l’ultimo superstite
di un’antica foresta primaria planiziale.
La discussione della serata è partita dal constatare
che, passato il primo periodo di sconcerto delle settimane seguenti il crollo,
in cui tanta gente si è portata al suo “capezzale” commossa per la perdita di
un essere che si credeva immortale, ora è necessario agire con un atteggiamento
di cura e di speranza per il futuro. Infatti, il silenzio calato
improvvisamente sulla regina del Polesine, dopo un sovrapporsi chiassoso di
intenti provenienti da più parti, desta molta preoccupazione, specie nel
pensarla ancora là stesa a terra mentre si avvicina l’inverno con il suo potere
demolitore. Si è così concretizzata l’idea di fondare un laboratorio nel quale
possano convergere le idee sulle azioni da mettere in atto per custodirne la
memoria, preservarne il tronco e per far crescere una sensibilità sul valore
territoriale di cui essa stessa è stata per lungo tempo un simbolo. Un
contenitore, quindi, dove i progetti si possono contaminare ed integrare
eliminando le contrapposizioni scientifiche, culturali, artistiche e sociali.
Concretamente il gruppo ha elaborato una serie di
proposte, che saranno a breve comunicate agli enti preposti, e che spera
potranno essere integrate in futuri incontri da altre persone che vorranno aderire
a questo libero movimento che ha a cuore la seconda parte della vita della
“Rovra”.
“La Rovra”, così l’hanno chiamata da generazioni gli
abitanti del Delta, è tra i pochi alberi polesani ad essere morti per cause
naturali. Questa pianta, un “miracolo” vivente perché è sopravvissuto per così
tanti secoli alla scure umana, non può essere dimenticata. E non dimenticare
significherebbe, per esempio, conservare il suo germoplasma perché essa, più di
ogni altro albero, è originaria del Delta; consentire alle università di
studiarne il DNA; permettere a qualche pollone, cioè un giovane ramo
che parte dalla radice, di vegetare per cui si otterrebbero esemplari uguali
alla pianta madre, con lo stesso patrimonio genetico. E per fare questo
basterebbe evitare di sfalciare un tratto di unghia arginale. Infine sarebbe
importante ricercare nel territorio le piante figlie derivate da sue ghiande
che, cittadini che l’amavano, negli anni le hanno piantate nei propri giardini.
Attualmente si è a conoscenza di una decina di esemplari che hanno
già 20-30 anni nei territori di Panarella, Taglio di Po ed Ariano nel Polesine.
Infine, conservare sezioni del fusto in alcune sedi pubbliche simboliche per il
Delta, ad iniziare dal Museo di San Basilio, potrebbe essere un altro modo per
garantire la sua memoria, anche fisica. Una sezione di tronco, però, non
avrebbe solo un’importanza emotiva e storica, ma potrebbe costituire un
elemento di interesse scientifico straordinario perché l'analisi degli anelli
annuali di crescita permette di fornire utili informazioni sull'andamento
climatico degli ultimi cinque secoli e oltre.
La discussione ha lasciato poi spazio anche a
considerazioni di carattere più culturali ed artistiche. Nell’immediato,
infatti, si è pensato ad una festa celebrativa. Non è la morte che si
festeggerà ma la vita se, per esempio, da quella festa si inizierà a creare un
“vivaio diffuso” che, nel breve tempo concesso alla nostra generazione,
permetta di difendere il diritto delle future generazioni di piangere anche loro
una “Rovra” a cui avremmo permesso di diventare secolare. Nell’ambito di questa
festa potrebbero trovare spazio mostre fotografiche che raccontino, sia la
storia della quercia, sia il rapporto emotivo con le comunità locali. Questo
evento potrebbe essere solo il primo di una serie che potrebbero riguardare
concorsi di idee, letterari, progetti di artisti interessati ad una presa in
carico di una parte del tronco per dargli nuova foma.
La quercia di San Basilio, la “Rovra”, è sempre stata
molto generosa con la gente del Delta e con chiunque si sia fermato sotto le
sue fronde. Non ha fatto distinzioni. A tutti ha permesso di trovare un
ristoro, una risposta, di fare la rara esperienza della meraviglia davanti a
qualcosa di grande e antico, in un territorio giovane, in continua evoluzione
anche e soprattutto per motivi antropici.
Testo di
Luana Milan - Porto Tolle
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