giovedì 5 febbraio 2009
Enogastronomia del Delta: la trippa.
Vento, piova e colera che taca, bastaaa!!! dov’è finito il sole? Cielo grigio, gente grigia, umore grigio, il mio, mejo tirarse su con un piattin de trippa.
La trippa, così, come la fa la mia mamma, che bona!
Sempre dal vostro macellaio di fiducia (se ne avete uno) prendete un chilo – un chilo e mezzo di trippa precotta rigorosamente NON SURGELATA altrimenti non la mangia neanche il gatto da cui il noto detto “non c’è trippa per gatti”.
La trippa la si taglia a listerelle larghe al massimo 2 centimetri, anche l’occhio vuole la sua parte, se è più larga mi viene il nervoso e non la mangio e mia mamma me la taglia anche più fina.
La trippa così tagliata la si mette in una terrina e la si sommerge di acqua fredda e vino bianco, metà e metà con i suoi odori: rosmarino, aglio, salvia, alloro nella giusta proporzione, quale sia non si sa, ma deve essere proporzionata. La trippa deve rimanere a bagno in questa soluzione per almeno un paio d’ore.
Intanto si prepara un bel soffrittino con una mezza cipolla e, svelando i trucchi, due scalogni, due gambi di sedano verde, due carotine, (il tutto tagliato finemente) poi si aggiunge ancora uno spigolino d’aglio e rosmarino, ma questi non vanno soffritti.
Passate le due ore e quando il soffritto e pronto si tuffano le trippe opportunamente scolate, togliendo gli aromi utilizzati che vanno buttati.
Si fanno andare le trippe a fiamma viva in maniera tale da far evaporare il tipico odorino di trippa rimescolandole continuamente, quando l’odore diventa più gradevole sempre a fiamma viva si aggiungono tre bicchieri di vino bianco da far evaporare in un quarto d’ora circa.
Quando il vino è evaporato quasi completamente si aggiunge fino a coprire acqua calda con un due – tre cucchiai di passata di pomodoro, il sugo non deve diventare rosso ma rosa, a questo punto la si lascia cucinare con una leggera ebolizione per due ore e mezza, aggiungere acqua calda se si asciuga troppo.
A fine cottura aggiungere due manciate di grana padano e amalgamarlo per benino con una bella girata di mestolo. Sale e pepe a discrezione del cuoco/a.
Nel piatto io aggiungo ancora grana e me la mangio con delle belle fette di ciabatta polesana calde e croccanti.
Vino consigliato il rosso purchè veneto, magari un bel ripasso di Valpolicella Superiore, … giusto per far ritornare il sorriso.
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