domenica 30 settembre 2012

ADRIA C'E' !

"In ordine alfabetico il comune di Adria è il primo firmatario."

Cento sindaci dichiarano guerra allo spreco

Firmato un decalogo per la Giornata contro lo spreco alimentare. Ogni famiglia butta via 1600 euro di cibo l'anno

Il 29 settembre si tiene a Trieste la prima Giornata contro lo Spreco alimentare, all’interno di una serie di iniziative che rientrano nel calderone della già ribattezzata Waste review. Una montagna di cibi, libri, farmaci vengono infatti ciclicamente buttati via perché inutilizzabili o scaduti o semplicemente non interessano più a nessuno. Ora cento sindaci, guidati da Last Minute Market, vogliono cambiare il mondo attraverso una serie di azioni virtuose che coinvolgeranno le loro amministrazioni, a fronte di una crisi che impone un nuovo paradigma ecologico ed economico e a fronte di uno spreco alimentare che, come fa notare l’ideatore di Last Minute Market Andrea Segrè, vale nel nostro Paese il 2,3 per cento del Pil.



IL DECALOGO DELLE MIGLIORI PRATICHE

L’appuntamento è al Trieste Next, salone europeo dell’innovazione e della ricerca scientifica, con il proposito di mettere intorno a un tavolo 100 sindaci del Nordest e dell’Euroregione per la firma collettiva della Carta Nordest ed Euroregione Spreco Zero. Il documento racchiude un insieme dibest practice basate sulla Risoluzione del Parlamento Europeo dal titolo “Come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”, e sugli obiettivi della campagna di Last Minute Market, avviata a Bruxelles nell’ottobre 2010.


DAL FRIGORIFERO ALLA SPAZZATURA 

Secondo le cifre di Last Minute Market ogni famiglia butta via annualmente l’equivalente di 1600 euro di cibo. Un intero stipendio, nemmeno dei peggiori, destinato ogni dodici mesi a finire nella spazzatura, con una mole di alimenti che passano direttamente dal frigorifero all’immondizia. Senza passare dal via. Perché si compra troppo e il cibo scade, per incapacità di pianificare gli acquisti, perché nessuno mangia più gli avanzi del giorno prima, per mancanza di tempo, che è ormai la risorsa più preziosa e rara, che fa sì che sia meglio fare un salto in rosticceria che mettersi a fare le polpette con i resti della cena precedente. «Più non è uguale a meglio - si legge nel sito - e si può fare meno con meno per una nuova società sufficiente». LMM (acronimo di Last Minute Market) sta per il mercato dell’ultimo minuto, ma anche per il mercato degli ultimi, intesi come gli indigenti, e rientra del resto in tutte quelle iniziative, che hanno iniziato a fare capolino già da anni, orientate a una vita con meno sprechi, più sobria, meno ridondante. La tribù dei minimalisti è sempre più folta, a cominciare dall’autore del libro Vivere con 100 cose, Dave Bruno, che già nel 2008 decise di adattarsi a vivere con soli cento oggetti, raccontando poi in un libro la sua esperienza di vita alternativa e dando vita a un vero e proprio movimento.

L’IMPEGNO  

Il primo firmatario è stato il sindaco di Trieste Roberto Cosolini affiancato dai Governatori del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e del Veneto, Luca Zaia. L’ impegno comprende una serie di iniziative cha vanno dal recupero dei prodotti invenduti, destinandoli ai meno abbienti, alle vendite scontate di generi prossimi alla scadenza, dall'educazione alimentare al cambiamento delle normative che regolano gli appalti pubblici per la ristorazione. Inoltre il patto di Trieste è un impegno a ridurre gli sprechi di acqua, energia, mobilità e comunicazione. Intanto e sempre a proposito di cibo il 19 settembre si è tenuta a Bruxelles la Good Food March, una marcia organizzata per chiedere una Politica agricola comune (Pac) sostenibile ed equa che ha attraversato l'Europa. Agricoltori e attivisti del movimento Slow Food e di gruppi ambientalisti da tutta l'Europa hanno manifestato chiedendo un impegno condiviso e preciso in difesa del cibo e dell’agricoltura, messa in ginocchio dalle multinazionali agricole che stanno anche mettendo a repentaglio l’ambiente.


GENERAZIONE DI SPRECONI

Gesù (o secondo qualcuno la Madonna) era sceso da cavallo per raccogliere un pezzetto di pane e i bambini del Biafra darebbero qualsiasi cosa per un piatto di minestrone avanzato. Erano le frasi ricorrenti con le quali sono cresciute intere generazioni di bimbi, invitati (se non obbligati) a non sprecare e non avanzare mai nulla, mentre le madri riciclavano fino all’ultimo avanzo del frigo, riuscendo oltretutto in veri e propri miracoli culinari, per giunta a costo zero. Questo era il mondo fino a non molto tempo fa, prima del consumismo che ha forgiato le nostre menti al punto da ricoprirci di un superfluo che, secondo il concetto di utilità marginale decrescente caro agli economisti, a un certo punto oltre a non essere più utile è addirittura scomodo. Andrea Segrè ha deciso di fare qualcosa dopo che un suo studente anni fa lo trascinò a vedere una scena di ordinaria quotidianità, là dove arrivano e vengono smistate le merci: chili di prodotti ritirati dal mercato e destinati allo smaltimento con l’unica colpa di essere ammaccati o lievemente danneggiati, ma assolutamente utilizzabili. Mentre là fuori, dietro l’angolo o dall’altra parte del mondo, c’è gente che muore di fame. Segrè ha scritto Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo e recentemente, insieme a Luca Falasconi, Il libro blu dello spreco in Italia: l'acqua. Il tema è vasto e intercetta sia l’economia che l’ecologia. Oltre al buon senso, naturalmente

Articolo tratto dal Corriere della Sera. it 

2 commenti:

Nou ha detto...

Mentre leggevo facevo un esame di coscienza. E' risultato che anch'io ho compiuto qualche spreco, ma poco e solo di verdura che se la "dimentichi" qualche giorno diventa irrecuperabile.
Ricordavo inoltre di come mia mamma cucinasse "i culi di mortadella e prosciutto cotto", il crudo era destinato alla pasta e fagioli, con i piselli per cena. Questo perché avevamo un negozio di alimentari. Me lo ricordo anche quando al banco del supermercato vedo buttare grasso e cotenna dei prosciutti di Parma ecc, grasso che darebbe di quei ciccioli meravigliosi per fare una patona (torta di patate). Troppo spreco davvero soprattutto per lo scatolame alimentare.
Un caro saluto
Franca

Nicola Donà ha detto...

Cara Franca e altri lettori, l'immagine che ho inserito raffigura un giochino greco - romano che consisteva nel far girare con un dito, come vedete, una ciotola in terracotta, credo si chiami ajkos, contenente del vino. Si doveva poi bloccare la ciotola girante nel punto esatto per far "volare" il vino nella ciotola sottostante. Questo avveniva a fine pasto, quando i soggetti erano "imbriaghi desfatti". Spreco dunque, fin dall'antichità, principalmente dai ceti sociali più elevati.