mercoledì 20 marzo 2013

Adria e i suoi cigni.


Ho più volte espresso la mia contrarietà all’introduzione dei Cigni reali, Cigni neri e Cigni collo nero, nel ramo interno del Canal Bianco di Adria per una serie di motivi che ho già descritto non in qualità di cittadino o “bastian contrario”, o animalista, o ambientalista ma in qualità di tecnico che da 20 anni studia e segue in diversi progetti  la fauna del Delta e in particolare l’avifauna. I termini da me elencati fanno riferimento a studi e considerazioni condivisi dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale ex INFS) studi supportati da fior fiore di ricercatori italiani.
Se pur lunga rammento i motivi di questa contrarietà:
·         Il ramo interno del Canal Bianco si presenta come una cloaca, una fogna a cielo aperto, completamente cementificata inadatta ad ospitare specie che abbisognano di ambienti ricchi di vegetazione ripariale e vegetazione sommersa che in questo caso, riferito ai Cigni, rappresenta la fonte primaria di alimentazione. A tal proposito si ricorda che anche gli uffici Provinciali si sono espressi in maniera negativa a questa introduzione e in particolare a quella dei Cigni neri e dei Cigni collo nero.
·         Se pur il bisogno di alimentarsi per questi animali è stato supportato da una alimentazione artificiale e cioè fornita dall’uomo, questa si è dimostrata inadatta in quanto costituita per lo più da semi di mais, che difficilmente questi animali trovano in natura nei loro ambienti naturali, e peggio ancora da scarti alimentari umani di ogni genere. Il risultato di questo tipo di alimentazione si ha davanti agli occhi, alimentazione che in diversi casi ha provocato la morte dei soggetti in esame e ha di fatto aumentato il proliferare di ratti e nutrie che si sono concentrati attorno a questa gratuita dispensa.
·         Se pur vogliamo chiudere gli occhi a tutto ciò lo spazio riservato a questi animali non è sufficiente per il numero di animali immessi.
·         A questi animali oltre ad aver tolto loro il più grande dono che la natura abbia potuto offrire, il VOLO, in quanto provenienti da allevamenti dove vengono attuate mutilazioni alle ali per impedire la crescita delle penne remiganti indispensabili per il volo, viene negato loro anche la possibilità di riprodursi. Il fatto è dovuto alle escursioni di marea a cui è soggetto il ramo interno del Canal Bianco. Tutti abbiamo potuto notare uova di questi animali deposti in fase di bassa marea negli arginelli (tra l’altro pieni di rifiuti) che affiorano in tale fase specialmente nella zona di Riviera Amolaretta e nella Riviera di Canareo. Uova che successivamente con l’alzarsi della marea vengono sommersi dalle acque e diventano incovabili dalle coppie. Questi animali infatti, in natura, per la loro nidificazioni scelgono in genere isolotti dove il livello dell’acqua sia costante, il nido e costituito da vegetazione raccolta in loco (tifa, steli di cannuccia palustre, alghe e piccoli ramoscelli) e vengono continuamente rinforzati e arricchiti con altra vegetazione, nel nostro caso invece il tutto è praticamente assente nel sito dove sono stati introdotti, come già detto il ramo interno del Canal Bianco.
·         Ma ancora, quale segnale di educazione ambientale vogliamo dare, dov’è la gioia dei bimbi o ragazzi che si vedono addirittura a rischio la felicità di pescare in quello che per tutti noi, da sempre è stato il tempio della pesca e dello svago? Attualmente nelle valli, lagune e golene del Delta sono presenti decine e decine di esemplari di Cigno reale anche nidificanti, è lì che la gente i ragazzi i nonni devono andare ad osservare questi principi dell’avifauna, non servono quei 5 minuti da Ponte Castello per creare una sensibilità e lanciare messaggi per il rispetto ambientale. I Cigni in Canal Bianco sono un misero teatrino, un chiaro esempio dell’egoismo e dell’egocentrismo umano.  
·         Ed ancora, non come tecnico ma come cittadino, rimango perplesso nel vedere lo spreco di denaro pubblico per la salvaguardia di questi animali, Vigili del Fuoco intervenuti per ben due volte, una per catturare un cigno che sembrava avesse ingoiato un’esca con amo, una seconda in piena notte, con ben due mezzi, per recuperare quello che era ormai un cadavere di cigno adagiato sulla riva del fiume. Ridicolo e ancor più dispendioso l’intervento di una motovedetta della Guardia di Finanza che partita da Porto Levante si è impegnata per il recupero i due Cigni Neri che per istinto si erano recati in quella località vicina al mare e valli, per essere poi riportati sotto vigilanza e via fiume ad Adria, intervento avvenuto in tempi in cui i corpi di vigilanza stessi non dispongono del carburante necessario per le normali operazioni di servizio.
·         Ma ritornando da tecnico, mi domando quale significato abbia tale introduzione, quando abitiamo a pochi passi da un’area, il Parco del Delta del PO (di cui il Comune di Adria fa parte), zona umida di importanza internazionale che vanta una check list di 380 specie di uccelli tra i 410 presenti (tra stanziali e migranti) in Europa, quando basta armarsi di binocolo, percorrere una qualsiasi strada arginale e poter godere della vista di specie provenienti naturalmente sia dal Sud Africa che dal Nord Europa. Ma il peggio del peggio è proprio l’introduzione di specie alloctone quali il Cigno nero e il Cigno collo nero in un’area quale per l’appunto il Parco del Delta del Po che vanta un’enorme biodiversità spesso minata da questi alieni. Non bastano le nutrie, i gamberi killer, i siluri, le tartarughe dalle orecchie rosse, le varie specie di pesci appartenenti alla famiglia dei bremidi, ect.ect. , cigni neri e collo nero mancavano dalla lista.
·         Per ultimo lo sbalorditivo articolo apparso oggi sul nostro quotidiano locale che descrive come l’Amministrazione Comunale neghi con uno strategico giro in Provincia la possibilità ad una associazione di pesca sportiva di effettuare gare di pesca nel ramo interno del Canal Bianco per salvaguardare la salute dei cigni presenti.



Scusatemi, ma a questo punto mi sembra che ogni limite di tolleranza, democrazia ma soprattutto di buon senso sia stato di gran lunga superato. Non ha senso buttare la frittata o passare la patata bollente, è più logico, ancora una volta spostare questi poveri animali in una zona più idonea per loro che, personalmente, intravedo tra Ponte S. Pietro e la chiusa a monte nei pressi dell’ex Adriatica. Zona che presenta una ricca vegetazione ripariale, con sponde naturali dove i volatili potrebbero tranquillamente autoalimentarsi e sicuramente riprodursi (cosa che gli stessi hanno più volte tentato di fare). In questo tratto di Canal Bianco, in ogni caso i cigni sarebbero “rinchiusi” così come vogliono gli “Amici dei cigni”, ma la risposta vera e sensata, con l’impegno di tutti sarebbe di creare in questo tratto, un’Oasi, sia per i cigni sia per tanti altri animali  e non ci vorrebbe molto, considerato che l’area non è particolarmente disturbata e gode tra l’altro, di un percorso già presente sulla sponda destra del canale dove in molti si recano per passeggiate o per il footing, con lungimiranza creare anche un piccolo capanno per il birdwatching e la fotografia e per poter osservare effettivamente la vita di questi animali in natura senza creare disturbo o avvelenarli con cibi impropri. La convivenza tra uomini e animale a volte è più semplice di quanto si pensi.
Questa mia non vuole essere un’accusa, ne tanto meno vuole creare sterili polemiche, la considero una semplice analisi dei fatti a cui sono particolarmente legato, in ogni caso un suggerimento di cui mi farei partecipe al fine di migliorare le condizioni di vita di questi animali incautamente introdotti e al tempo stesso creare una piccola Oasi naturale tutt’ora assente nel comune di Adria.

1 commento:

Nicola Donà ha detto...

L'amministrazione fa retromarcia, sembra per incomprensioni tra amministrazione e polizia provinciale. I cigni verranno spostati e le gare di pesca si potranno fare. W il buon senso.