Ho più volte espresso la mia contrarietà all’introduzione
dei Cigni reali, Cigni neri e Cigni collo nero, nel ramo interno del Canal
Bianco di Adria per una serie di motivi che ho già descritto non in qualità di
cittadino o “bastian contrario”, o animalista, o ambientalista ma in qualità di
tecnico che da 20 anni studia e segue in diversi progetti la fauna del Delta e in particolare l’avifauna.
I termini da me elencati fanno riferimento a studi e considerazioni condivisi dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale ex INFS) studi
supportati da fior fiore di ricercatori italiani.
Se pur lunga rammento i motivi di questa
contrarietà:
·
Il ramo interno del Canal Bianco si presenta
come una cloaca, una fogna a cielo aperto, completamente cementificata inadatta
ad ospitare specie che abbisognano di ambienti ricchi di vegetazione ripariale
e vegetazione sommersa che in questo caso, riferito ai Cigni, rappresenta la
fonte primaria di alimentazione. A tal proposito si ricorda che anche gli
uffici Provinciali si sono espressi in maniera negativa a questa introduzione e
in particolare a quella dei Cigni neri e dei Cigni collo nero.
·
Se pur il bisogno di alimentarsi per questi
animali è stato supportato da una alimentazione artificiale e cioè fornita dall’uomo,
questa si è dimostrata inadatta in quanto costituita per lo più da semi di mais,
che difficilmente questi animali trovano in natura nei loro ambienti naturali,
e peggio ancora da scarti alimentari umani di ogni genere. Il risultato di
questo tipo di alimentazione si ha davanti agli occhi, alimentazione che in
diversi casi ha provocato la morte dei soggetti in esame e ha di fatto
aumentato il proliferare di ratti e nutrie che si sono concentrati attorno a
questa gratuita dispensa.
·
Se pur vogliamo chiudere gli occhi a tutto ciò
lo spazio riservato a questi animali non è sufficiente per il numero di animali
immessi.
·
A questi animali oltre ad aver tolto loro il più
grande dono che la natura abbia potuto offrire, il VOLO, in quanto provenienti
da allevamenti dove vengono attuate mutilazioni alle ali per impedire la crescita
delle penne remiganti indispensabili per il volo, viene negato loro anche la
possibilità di riprodursi. Il fatto è dovuto alle escursioni di marea a cui è
soggetto il ramo interno del Canal Bianco. Tutti abbiamo potuto notare uova di
questi animali deposti in fase di bassa marea negli arginelli (tra l’altro
pieni di rifiuti) che affiorano in tale fase specialmente nella zona di Riviera
Amolaretta e nella Riviera di Canareo. Uova che successivamente con l’alzarsi
della marea vengono sommersi dalle acque e diventano incovabili dalle coppie.
Questi animali infatti, in natura, per la loro nidificazioni scelgono in genere
isolotti dove il livello dell’acqua sia costante, il nido e costituito da
vegetazione raccolta in loco (tifa, steli di cannuccia palustre, alghe e
piccoli ramoscelli) e vengono continuamente rinforzati e arricchiti con altra
vegetazione, nel nostro caso invece il tutto è praticamente assente nel sito
dove sono stati introdotti, come già detto il ramo interno del Canal Bianco.
·
Ma ancora, quale segnale di educazione ambientale
vogliamo dare, dov’è la gioia dei bimbi o ragazzi che si vedono addirittura a
rischio la felicità di pescare in quello che per tutti noi, da sempre è stato
il tempio della pesca e dello svago? Attualmente nelle valli, lagune e golene del
Delta sono presenti decine e decine di esemplari di Cigno reale anche
nidificanti, è lì che la gente i ragazzi i nonni devono andare ad osservare
questi principi dell’avifauna, non servono quei 5 minuti da Ponte Castello per
creare una sensibilità e lanciare messaggi per il rispetto ambientale. I Cigni
in Canal Bianco sono un misero teatrino, un chiaro esempio dell’egoismo e dell’egocentrismo
umano.
·
Ed ancora, non come tecnico ma come cittadino,
rimango perplesso nel vedere lo spreco di denaro pubblico per la salvaguardia
di questi animali, Vigili del Fuoco intervenuti per ben due volte, una per
catturare un cigno che sembrava avesse ingoiato un’esca con amo, una seconda in
piena notte, con ben due mezzi, per recuperare quello che era ormai un cadavere
di cigno adagiato sulla riva del fiume. Ridicolo e ancor più dispendioso l’intervento
di una motovedetta della Guardia di Finanza che partita da Porto Levante si è
impegnata per il recupero i due Cigni Neri che per istinto si erano recati in
quella località vicina al mare e valli, per essere poi riportati sotto vigilanza
e via fiume ad Adria, intervento avvenuto in tempi in cui i corpi di vigilanza
stessi non dispongono del carburante necessario per le normali operazioni di
servizio.
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Ma ritornando da tecnico, mi domando quale
significato abbia tale introduzione, quando abitiamo a pochi passi da un’area,
il Parco del Delta del PO (di cui il Comune di Adria fa parte), zona umida di
importanza internazionale che vanta una check list di 380 specie di uccelli tra
i 410 presenti (tra stanziali e migranti) in Europa, quando basta armarsi di
binocolo, percorrere una qualsiasi strada arginale e poter godere della vista
di specie provenienti naturalmente sia dal Sud Africa che dal Nord Europa. Ma
il peggio del peggio è proprio l’introduzione di specie alloctone quali il
Cigno nero e il Cigno collo nero in un’area quale per l’appunto il Parco del
Delta del Po che vanta un’enorme biodiversità spesso minata da questi alieni.
Non bastano le nutrie, i gamberi killer, i siluri, le tartarughe dalle orecchie
rosse, le varie specie di pesci appartenenti alla famiglia dei bremidi,
ect.ect. , cigni neri e collo nero mancavano dalla lista.
·
Per ultimo lo sbalorditivo articolo apparso oggi
sul nostro quotidiano locale che descrive come l’Amministrazione Comunale neghi
con uno strategico giro in Provincia la possibilità ad una associazione di
pesca sportiva di effettuare gare di pesca nel ramo interno del Canal Bianco
per salvaguardare la salute dei cigni presenti.
Scusatemi,
ma a questo punto mi sembra che ogni limite di tolleranza, democrazia ma
soprattutto di buon senso sia stato di gran lunga superato. Non ha senso
buttare la frittata o passare la patata bollente, è più logico, ancora una
volta spostare questi poveri animali in una zona più idonea per loro che,
personalmente, intravedo tra Ponte S. Pietro e la chiusa a monte nei pressi
dell’ex Adriatica. Zona che presenta una ricca vegetazione ripariale, con
sponde naturali dove i volatili potrebbero tranquillamente autoalimentarsi e
sicuramente riprodursi (cosa che gli stessi hanno più volte tentato di fare). In
questo tratto di Canal Bianco, in ogni caso i cigni sarebbero “rinchiusi” così
come vogliono gli “Amici dei cigni”, ma la risposta vera e sensata, con l’impegno
di tutti sarebbe di creare in questo tratto, un’Oasi, sia per i cigni sia per
tanti altri animali e non ci vorrebbe
molto, considerato che l’area non è particolarmente disturbata e gode tra l’altro,
di un percorso già presente sulla sponda destra del canale dove in molti si
recano per passeggiate o per il footing, con lungimiranza creare anche un
piccolo capanno per il birdwatching e la fotografia e per poter osservare
effettivamente la vita di questi animali in natura senza creare disturbo o
avvelenarli con cibi impropri. La convivenza tra uomini e animale a volte è più
semplice di quanto si pensi.
Questa
mia non vuole essere un’accusa, ne tanto meno vuole creare sterili polemiche,
la considero una semplice analisi dei fatti a cui sono particolarmente legato,
in ogni caso un suggerimento di cui mi farei partecipe al fine di migliorare le
condizioni di vita di questi animali incautamente introdotti e al tempo stesso creare
una piccola Oasi naturale tutt’ora assente nel comune di Adria.
1 commento:
L'amministrazione fa retromarcia, sembra per incomprensioni tra amministrazione e polizia provinciale. I cigni verranno spostati e le gare di pesca si potranno fare. W il buon senso.
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