martedì 6 novembre 2007

Contributo alla consapevolezza della distruzione del Pianeta. Lode a chi si prodiga per salvarla, o almeno ci prova.


Niente a che vedere con il Delta del Po, anche se, pure lui se lo stanno già mangiando da un pezzo, a fettine però, piano piano. In questo mio diario elettronico spesso appunto notizie che colgo nel calderone del web, notizie che mi colpiscono e mi interessano particolarmente, come queste,giusto per avere una mia consapevolezza di chi, e come, sta contribuendo alla distruzione della terra.
Lode ai volontari di Greenpeace, da quelle parti per pochi dollari ti fanno la pelle.

29 Ottobre 2007, Kuala Cenaku/Jacarta (Indonesia)

I volontari di Greenpeace, lavorando insieme alla popolazione locale, fermano la distruzione illegale delle foreste torbiere messa in atto dalla compagnia che produce olio di palma, la PT Duta Palma.
Da oggi più di trenta volontari lavorano insieme alla gente del posto per costruire le dighe che, bloccando le operazioni di drenaggio, fermeranno il prosciugamento delle torbiere ed il rilascio nell'atmosfera di CO2. Le dighe, inoltre, impediranno alla compagnia produttrice di olio di palma di bruciare illegalmente una delle più importanti foreste del mondo per piantare al suo posto palme da olio.
Secondo le ricerche condotte da Greenpeace presso il campo di resistenza forestale a Riau, vicino le piantagioni di palma da olio, la PT Duta Palma ed altre società collegate stanno apertamente violando le leggi indonesiane per la gestione forestale ed un decreto presidenziale, concepiti proprio a protezione di questo prezioso ecosistema.
Il campo di resistenza forestale organizzato da Greenpeace a Riau ha dimostrato come la distruzione delle foreste contribuisca pesantemente al riscaldamento del pianeta. Per questo motivo Greenpeace chiede che la deforestazione venga formalmente inclusa tra gli obbiettivi del mandato del protocollo di Kyoto, i cui paesi firmatari si riuniranno proprio a Bali tra il 3 ed il 14 Dicembre. Oltre a ciò Greenpeace chiede che il governo indonesiano si impegni immediatamente per l'introduzione di una moratoria sul taglio distruttivo delle torbiere ed assicuri l'implementazione di un efficace piano di gestione forestale contro gli incendi.
Un quinto dei gas serra che vengono emessi nell'atmosfera del nostro pianeta provengono dalla deforestazione. Nella sola Indonesia si stima che tra il 1997 ed il 2006 siano stati emessi nell'atmosfera quantitativi di CO2 pari a 1.400 milioni di tonnellate ogni anno a causa degli incendi delle foreste torbiere. A questa quota bisogna aggiungere 600 milioni di tonnellate emesse a causa della decomposizione delle torbiere che vengono drenate. Per questi motivi l'Indonesia occupa attualmente il terzo posto nella triste classifica dei paesi emettitori dopo la Cina e gli Stati Uniti.
In accordo con il Comitato intergovernativo sul cambio climatico delle Nazioni Unite, recentemente insignito del premio Nobel per la Pace, Greenpeace sostiene che solo dei significativi tagli alle emissioni collegate alla produzione di energia e la fine della deforestazione potranno evitare seri impatti sul cambio climatico.
"Solo proteggendo quel che resta delle foreste del pianeta riusciremo a contrastare il cambiamento climatico proteggendo, in questo modo, milioni di persone la cui vita dipende dalla foresta e preservando una quota inestimabile di biodiversità animale e vegetale" spiega Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste per Greenpeace.

Tratto da Greenplanet. Net


Olio di palma e foreste


Asia/UE: L'olio di palma usato nel settore alimentare e cosmetico distrugge le foreste.

Il crescente commercio di olio di palma, utilizzato in prodotti di uso quotidiano come cioccolato, biscotti, patatine, gelati, alimenti congelati, margarina, shampoo, cosmetici, saponi e detersivi sta alimentando la distruzione delle foreste pluviali nel Sud Est asiatico, e portando alla violazione dei diritti umani e all'inquinamento devastante. In Europa, per esempio, un prodotto alimentare su tre nei supermercati sta contribuendo direttamente alla distruzione delle foreste pluviali mondiali.
L'olio di palma copre il 21% del mercato mondiale di olio edibile, ed è l'olio vegetale più usato dopo quello di soia. Nelle etichette spesso è nascosto dietro la dicitura “olio/grasso vegetale”. Le vaste piantagioni di palma da olio stanno sostituendo ad un ritmo allarmante le foreste in Indonesia e Malaysia, eliminando l'80-100% delle aree incontaminate, cacciando le comunità locali dalle loro terre e distruggendo i loro mezzi di sostentamento. In Indonesia, le foreste scompaiono ad un ritmo di 2 milioni di ettari l'anno - un'area grande quanto il Belgio. Quasi un quarto (23%) della produzione di olio di palma Indonesiano è esportato nell'Unione Europea.
L'UE acquista anche l'87% delle esportazioni Indonesiane di chicchi di palma usati come mangime per animali da allevamento, e il 61% delle esportazioni di olio da chicchi di palma usato nel settore cosmetico. Friends of the Earth sta chiedendo alle compagnie coinvolte nella produzione di olio di palma di prendere provvedimenti immediati per assicurarsi di usare solo olio di palma prodotto in maniera sostenibile. Dovrebbero assicurarsi di non essere coinvolte nella distruzione di foreste convertite per creare piantagioni monocolturali di palma da olio. Le esportazioni del solo olio di palma dall'Indonesia sono cresciute del 244% negli ultimi 7 anni, con la produzione di rifiuti tossici che inquinano i fiumi e avvelenano i lavoratori.
Tra le cause più significative di inquinamento associato alle piantagioni c'è l'uso improprio o eccessivo di pesticidi: almeno 25 prodotti agrochimici sono usati regolarmente sulle piantagioni; tra questi c'è il paraquat, l'erbicida più tossico venduto negli ultimi 60 anni e vietato in 13 paesi. Il paraquat può essere fatale se ingerito, inalato o assorbito tramite la pelle, i lavoratori delle piantagioni vi sono sempre esposti. Il paraquat non è biodegradabile e si accumula nel suolo con applicazioni ripetute.
In Africa centrale la coltivazione di palma da olio è importante per il sostentamento di milioni di piccoli coltivatori; ma altrove sta diventando un grande affare focalizzato sulle monocolture. Le grandi coltivazioni si sono diffuse in tutti i tropici (Congo, Kenya, Nigeria, Liberia, Brasile, Colombia e Messico per nominare qualche paese dove la palma da olio e' coltivata per l'esportazione). È stato riconosciuto che 100 milioni dei 216 mln di abitanti dell'Indonesia dipendono dalle foreste e dai suoi prodotti per il sostentamento. Di questi, 40 mln sono popolazioni indigene che raramente hanno diritti formali sulle terre che gestiscono secondo antiche pratiche. La legge Indonesiana non riconosce i diritti terrieri tradizionali e la terra è concessa alle compagnie per il taglio forestale e l'eventuale conversione in piantagioni di palma. Secondo Friends of the Earth è necessario intervenire a livello legislativo per rendere le imprese responsabili dei loro atti.

Di: Fabio Quattroccchi.
Tratto da ecplanet.com
Altre notizie:La foto è tratta da Panagea.it. dall'articolo“Dinero gringo a cultivos en líos”, scritto da Norbey Quevedo, corrispondente del quotidiano colombiano “El Espectador”

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